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MILITARI: Sanzione disciplinare del rimprovero e “fonti confidenziali”

Commento alla
sentenza del Tar Bologna n. 789 del 17 agosto 2016


 Torniamo sulla delicata
questione della disciplina militare, questa volta commentando in breve
un caso assai singolare, dove sembra che la “colpa” del militare sia
stata quella di non aver riferito al proprio superiore di un certo colloquio
intrattenuto con una persona la quale aveva alcune volte rivelato informazioni
in forma confidenziale (che tra l\’altro in occasione di uno specifico
fatto contestato non ha rilasciato alcuna utile confidenza).

Il
militare in questione non solo non è indagato ma addirittura, si legge negli
atti del procedimento penale, riceve un plauso per l\’indagine nella quale si è
svolta una certa attività.

Il fatto

Un Maresciallo impugna la decisione del Comandante Provinciale dei
Carabinieri che ha rigettato il ricorso gerarchico avverso la sanzione
disciplinare
del rimprovero inflitta dal Comandante di Compagnia.

La sanzione origina da un colloquio di mezz\’ora del sottufficiale presso
l\’abitazione di una presunta fonte confidenziale, senza informare i superiori
dell\’esito del colloquio: la condotta viene stigmatizzata dall\’Autorità
Giudiziaria all\’interno di un procedimento penale (archiviato) con conseguente
sospetto di danno al prestigio dell\’Istituzione.

Cosa dice il tribunale

Il Tar è a favore del ricorrente.

Il militare non è indagato ma, al pari di altri due suoi colleghi, finisce
ugualmente (ed ingiustamente secondo il Giudice) nel dossier disciplinare.

Il Magistrato amministrativo in modo molto lineare osserva che, in
generale, sicuramente è buona prassi che si mantengano i contatti con le fonti
confidenziali dalle quali possano arrivare notizie utili all\’Autorità.

Si tratta di contatti che è bene mantenere sempre vivi, anche se “non
fruttano” per un certo lasso di tempo.

Nel caso trattato: il motivo per cui il mancato avviso (nel rapporto con il
capitano) del colloquio avuto con una giornalista ha fatto scattare l\’azione
disciplinare, si trova nel fatto che l\’episodio è confluito nel\’indagine
promossa dalla Procura sul comportamento mantenuto da alcuni militari durante
lo svolgimento di una delicata operazione investigativa.

Due di questi militari (indagati art. 323 c.p. abuso d\’ufficio….e art. 12
c.p.m.p….) hanno coadiuvato il ricorrente e si sono fermati con lui dalla
“fonte” (la giornalista).

Il procedimento penale è stato poi archiviato.

La linea gerarchica dell\’Arma ha avviato il procedimento disciplinare nei
confronti dei militari presenti nell\’indagine dopo l\’archiviazione ma, come
sopra accennato, ha coinvolto anche il ricorrente non indagato (e addirittura
lodato dall\’Autorità giudiziaria per la delicata indagine del momento).

In conclusione

Il fatto di essersi fermati i militari a parlare con la giornalista non ha
ricevuto censure da parte dell\’Autorità giudiziaria e non meritava alcuna
iniziativa disciplinare.

Cosa
fare in questi casi

Ricorrere al Tar quando il ricorso gerarchico avverso la sanzione
disciplinare inflitta viene rigettato in assenza di motivazioni plausibili e
convincenti.


Fonte:
Militari: sanzione
disciplinare del rimprovero e “fonti confidenziali”

(www.StudioCataldi.it)

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