lunedì, Aprile 29, 2024
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LA POLITICA IN VETRINA: Referendum, se vince il NO torna Monti!



Un grande giornalista, Fondatore e Direttore di Libero, da sempre autonomo e con giudizi autenticamente liberali parla del referendum, arrivando anche a fare delle previsioni circa le conseguenze per un esito o l’altro.


BUONA LETTURA
Fonte: tiscali.it


Referendum Costituzionale, Vittorio Feltri: “Io voto Sì perché nessuno è meglio di Renzi. Se vince il No torna Monti”
Il direttore di Libero a tiscali.it: “Chi ha preceduto questo premier a Palazzo Chigi, cioè Letta, Monti e Berlusconi, che cosa hanno fatto di più e di meglio di lui? Nulla”


di Paolo Salvatore Orrù –
Il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre annunciato da Vittorio Feltri, il direttore di Libero, quotidiano indipendente di orientamento liberale-conservatore, ha stupito l\’opinione pubblica. E’ quel che resta del suo assenso al “patto del Nazareno”, cioè dell’accordo politico siglato fra Renzi e Berlusconi nel 2014? Si tratta di una conversione che contrassegna un’adesione, seppur critica, al renzismo? E’ una scelta dettata dalla necessità di dare a Libero una linea editoriale diversa da quella per il No tracciata dal suo predecessore Belpietro? Oppure è la replica della “politica del naso turato” tanto cara a Indro Montanelli? Per capire le ragioni di una scelta politica che ha fatto e fa discutere, tiscali.it lo ha intervistato.
Direttore, perché ha deciso di votare Sì nel referendum del 4 dicembre?
“Ho analizzato il contenuto delle riforme, le considero leggermente migliorative rispetto allo status quo. Mi sembra di capire che la sua domanda nasconda un ragionamento che non condivido. Le chiedo: il referendum è sulle riforme o su Renzi? Qui non stiamo votando lui, anche se il segretario del Pd ha incoraggiato questa interpretazione quando qualche mese fa disse che nel caso in cui il referendum fosse stato negativo per le riforme lui si sarebbe dimesso. Una uscita sbagliata. Mi sembra però che le sue affermazioni siano state cavalcate in modo scorretto, perché a me risulta che un presidente del Consiglio può essere sfiduciato solo dal Parlamento. E non da una cabina elettorale messa su per con altre finalità”.
Sì, ma la destra “storica” vota “No”
“Non ricevo ordini né da Renzi, né da Berlusconi, né da altri. Faccio scelte coerenti con i miei principi. Non accetto che mi si metta addosso una maglietta: sono di destra e resto a destra, del resto il gruppo di Pera, un centinaio di parlamentari, voteranno per il Sì. Per quanto mi riguarda, avrei preferito la totale abolizione del Senato, però è sempre meglio un Senato ridotto piuttosto che un bicameralismo perfetto come è stato fino a oggi. Inoltre, c’è la questione del titolo V, del quale nessuno parla, eppure ha dato alle regioni uno strapotere che spesso si è posto in contraddizione con il potere dello Stato centrale, creando una farraginosità che non ha fatto bene alla democrazia e ha determinato un aumento triplo dei costi rispetto al periodo precedente alla concessione a quegli enti di poteri straordinari”.
Se vince il “No” il centro destra ha la possibilità di tornare in campo?
“Non credo che la vittoria del No sia un grado di dare nuova linfa a quell\’area: oggi il centro destra è disomogeneo, caotico, privo di leadership. Lo sarà anche dopo il referendum”.
E la sinistra?
“Se la sinistra di D’Alema e di Bersani insiste nelle sue posizioni, rischiamo di dover sopportare un nuovo governo Monti. Inoltre, non possiamo andare a votare perché non c’è ancora una legge elettorale: l’attuale normativa si riferisce al Senato modificato dalla riforma. Se vince il No è chiaro che quelle norme non permettono l\’elezione dei senatori; quindi non si potrà votare e bisognerà apettare una nuova legge: con quale maggioranza la faremo? Quanti anni passeranno prima di averne nuovamente l\’opportunità? Possibile che non si pensi a tutto questo? A Monti, che ci ha rovinato, io preferisco la vittoria del Sì, in modo che poi si possa ricominciare a fare un po’ di politica in modo serio, cioè si possa tornare anche a votare”.
Insomma, lei sta dicendo che Renzi in questo momento è il meno peggio?
“Farei un altro ragionamento: chi ha preceduto Renzi a Palazzo Chigi, cioè Letta, Monti e Berlusconi, che cosa hanno fatto di più e di meglio di lui? Nulla. E non sto dicendo che abbia fatto meglio, ma non mi si dica che ha fatto peggio degli altri 4 o 5 che lo hanno preceduto. E non mi si dica che Renzi non è stato eletto, perché neanche Monti e Ciampi lo erano stati”.
Grillo, D’Alema e Bersani non la pensano come lei
“Grillo? Il futuro del M5s non dipende dalla vittoria dei No, ma da Virginia Raggi e dagli altri sindaci che fatto eleggere. E la Raggi non ha un euro, non potrà fare nulla: il loro futuro passa da qui. D’Alema mi è simpatico, capisco il suo atteggiamento dal punto di vista psicologico: Renzi gli ha rovinato la carriera politica. Bersani è possibilista, ma è incerto sul da farsi”.
Speriamo che l’Italia se la cavi
“Ce la caveremo come sempre. Certo, c’è il problema dell’Europa, una gabbia dalla quale non riusciamo a venir fuori o a imporci: c’è il IV Reich della Merkel che impone comportamenti e regole a tutti, abbiamo una moneta straniera … o si rifà l’Europa oppure è meglio tornare al Mercato Comune Europeo (Mec) che, tutto sommato, aveva dato buona prova di sé. Avere una Europa e non avere una politica comune è estremamente ridicolo”.
26 ottobre 2016


 

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