lunedì, Aprile 29, 2024
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LA POLITICA IN VETRINA: L’autogol del Sindacato!

Dopo aver raccolto milioni di firme, il Sindacato nostrano ha richiesto alla Consulta, fra l’altro, l’ammissibilità per reintrodurre il famoso articolo 18 nei rapporti di lavoro.
Insomma, ha richiesto di abrogare il Jobs act per tornare ex ante alla riforma voluta dal Governo Renzi.
Il giudizio divino è atteso a breve e, a meno di due settimane dall’11 gennaio, giorno in cui la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità dei tre quesiti referendari proposti dalla Cgil con 3,3 milioni di firme, la Consulta sembra orientarsi verso la bocciatura del referendum più esplosivo, quello che riguarda le norme sui licenziamenti. Quello che farebbe resuscitare (se approvato dagli elettori) il celeberrimo articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori del 1970.
 
Sono solo voci, indiscrezioni, ipotesi; ma a quanto riferiscono fonti informate, sembra farsi strada la tesi dell’inammissibilità del quesito sui licenziamenti.
I soloni della triplice – gli stessi che si sono opposti alla Riforma costituzionale – anche questa volta sembra che abbiano combinato una “travagliata” nel senso che, oltre a chiedere l’abrogazione del Jobs act, hanno anche inserito nel quesito referendario la possibilità di abbassare la soglia da quindici a cinque dipendenti con lo scopo – secondo il loro punto di vista – di ampliare la tutela ad una fascia più ampia di lavoratori.
Gli stessi soloni hanno dimenticato un particolare e cioè che la nostra Carta costituzionale vigente consente solo il “Referendum abrogativo” e non anche “propositivo”, nella misura in cui si vuole abbassare la soglia attualmente esistente dei quindici lavoratori.
Insomma, un disastro!
L’impasse è addirittura imbarazzante se si considera che proprio la Riforma costituzionale proposta dal Governo Renzi introduceva la possibilità di ricorso ai Referendum propositivi, così recitando: «Al fine di favorire la partecipazione dei cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche, la legge costituzionale stabilisce condizioni ed effetti di referendum popolari propositivi e d\’indirizzo, nonché di altre forme di consultazione, anche delle formazioni sociali. Con legge approvata da entrambe le Camere sono disposte le modalità di attuazione» (nuovo art.71 della Costituzione).
Così non è stato e oggi possiamo mutuare quel vecchio detto “”che chi è causa del suo male pianga se stesso! “”.
In attesa della risposta ufficiale, per il momento noi sostenitori del SI, ad oltranza e momentaneamente in stand by, facciamoci una risata!

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