“Chi piange non muore; il pianto è sintomo di vita, e la tua varrà ancora qualcosa”.
Il romanzo, intitolato la Base atomica, è un po’ strano, talora stravagante, anche se si intuisce la mano di uno scrittore forte: infatti è il maestro della letteratura islandese, Haldòr Lazness, morto nel 1998,. Queste sue righe mi hanno impressionato perché affermano una verità a cui non badiamo. Solo le stanze non piangono (lasciamo stare per ora i prodigi mariani …), così come hanno il ciglio asciutto i tiranni, i criminali spietati, i mostri.
Piange, invece, chi ha un cuore che palpita, chi ama (come non citare il sonetto dantesco <<Piangete amanti, poi che piange Amore>>?).
Piange chi soffre ma si può piangere anche di gioia. Non vergogniamoci allora, se le lacrime velano i nostri occhi: sono un segno di vita ed umanità.
Gesù sul monte di Galilea aveva promesso: <<Beati quelli che piangono perché saranno consolati>> (Matteo 5,4).
DAL SOLE 24 ORE DEL 16 LUGLIO 2017