Recovery fund: il colore dei soldi!
Con lo scoppio della pandemia della scorsa primavera il Governo, sia pure con scarso successo, si adoperò per fare arrivare alle imprese e alle famiglie la necessaria liquidità per assicurare la ripartenza dopo lo stop imposto per ragioni sanitarie per circa tre mesi.
Lo fece con il decreto legge 23/2020, meglio conosciuto come il decreto liquidità, mettendo a disposizione una garanzia pubblica ai prestiti erogati dal circuito creditizio.
In pratica, la banca elargiva il finanziamento per lo più garantito dallo Stato, quale prestito decennale da restituire con un interesse molto contenuto.
Immediatamente si alzarono numerosi allarmi da parte della Direzione nazionale antimafia, del Procuratore antimafia di Catanzaro, dei Procuratori della Repubblica di Napoli e Milan, della Ministra degli interni, della Banca d’Italia e non so chi altri ancora, attraverso i quali si invitavano le banche ad alzare l’asticella dei controlli onde scongiurare la infiltrazione della criminalità organizzata.
Le banche, che in condizioni di normalità ed anche per effetto di un sistema sanzionatorio, spesso lunare, in materia di antiriciclaggio, hanno paura della loro ombra, nella situazione specifica hanno fatto di meglio bloccando di fatto la erogazione dei finanziamenti adducendo complicazioni sulla valutazione del “merito creditizio”.
Lo stesso direttore generale dell’Associazione bancaria italiana, in audizione alla Camera, subito dopo l’approvazione del provvedimento nello scorso mese di aprile, chiese una “manleva sul merito creditizio”, onde scongiurare ipotesi di concorso in bancarotta fraudolenta da parte della banca.
La richiesta non è stata accolta e lo stallo permane, le famiglie ed imprese annaspano e dei soldi manco l’ombra!
Tuttavia, senza manleva per le banche ed alzando il livello della burocrazia si sono bloccati di fatto i finanziamenti e, come ho detto più volte, ci ha pensato qualche altro con una sorta di welfare alternativo, con la criminalità organizzata che è entrata nel capitale delle aziende inquinando l’economia legale.
Appena l’altro giorno, il Direttore della Dia, Generale dei Carabinieri Giuseppe Governale, in una intervista al sole 24 Ore ha ricordato questa circostanza nefasta e ampiamente prevedibile aggiungendo che “noi faremo un’analisi ancora più approfondita delle operazioni sospette. Da settembre partiremo con controlli a campione sulle transazioni e i trasferimenti immobiliari, societari, anche quelli dei veicoli se riteniamo. Vogliamo controllare i soggetti coinvolti, gli eventuali prestanome, la sequenza delle procedure”.
Aggiornamento Titolare effettivo
Con una intervenuta e diversa composizione societaria e nuova distribuzione del capitale della aziende, i soggetti obbligati avranno a che fare con alcuni nuovi adempimenti:
- Verificare l’origine delle risorse finanziarie affluite nel capitale delle aziende, le modalità del conferimento e il soggetto autore delle transazioni, facendo scattare eventuali Sos in presenza di situazioni poco chiare (profilo soggettivo e storia del finanziatore, modalità del conferimento, ammontare della provvista etc.);
- Individuare il nuovo Titolare effettivo sulla base della diversa composizione del capitale sociale;
- Quale che sia il percorso seguito nell’osservanza di questi adempimenti, ricordarsi di lasciare traccia del lavoro svolto e percorso seguito – ex 6° comma, art.20 del D.lgs 231/07. A posteriori, qualunque organismo di vigilanza – Autorità giudiziaria, Guardia di finanza, Banca d’Italia – potrebbero chiedere conto dell’attività svolta e, come soggetto obbligato sarò tenuto a fornire elementi di chiarezza sull’effettiva attività svolta.
Recovery fund
Con l’accordo raggiunto nell’ambito della Unione Europea, il nostro Paese riceverà ingentissimi aiuti economici in termini di sovvenzioni (circa 80 miliardi di euro a fondo perduto) e circa 120 come finanziamenti da restituire con interessi molto modesti.
Ovviamente bisognerà fare una sorta di elenco della spesa, spiegando alla stessa Unione Europea le modalità di utilizzo di tali risorse finanziarie attraverso un piano di riforme credibile e verificabile.
I nostri soloni, quelli che per mestiere lanciano allarmi, per il momento non si sono sentiti e stanno in silenzio.
In occasione del decreto liquidità, quando lo Stato non cacciava manco una lira fecero fuoco e fiamme mentre oggi, che parliamo di una pioggia di miliardi veri, mai vista in passato, osservano muti.
A guardare dall’esterno queste vicende, da osservatore, sembra che il colore dei soldi sia diverso se la fonte è lo Stato italiano oppure l’Unione Europea.
Siamo forse diventati tutti daltonici?