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Governatore Lombardia Fontana: Fra camici, toppe  & bugie!

Governatore Lombardia Fontana: Fra camici, toppe  & bugie!

 

Sul presunto conflitto di interessi di Attilio Fontana, secondo i pubblici ministeri milanesi, il Governatore era ben consapevole della fornitura di attrezzature sanitarie da parte dell’azienda del cognato.

Diffuso coinvolgimento di Fontana in ordine alla vicenda relativa alle mascherine e ai camici accompagnato dalla parimenti evidente volontà di evitare di lasciare traccia del suo coinvolgimento mediante messaggi scritti”.

Per la Procura della Repubblica, il coinvolgimento del Governatore è un fatto acquisto ed evidente sulla scorta della voluminosa documentazione esaminata, mail e messaggi compresi.

Caso camici e mascherine, con il coinvolgimento  diffuso coinvolgimento di Fontana

Tuttavia, quello che più sconcerta della vicenda in discorso è l’atteggiamento del Governatore lombardo che avrebbe tentato di offuscare la sua presenza nei fatti di causa, cercando di nascondere od occultare verità scomode o comunque ritenute tali dall’avvio delle indagini da parte dell’ufficio inquirente.

Nell’indagine è emerso la circostanza, secondo un messaggio, risalente al 16 aprile, in cui Andrea Dini, amministratore di Dama spa (azienda fornitrice del cognato del Governatore), scrive alla sorella Roberta Dini, moglie del governatore: “Ordine camici arrivato. Ho preferito non scriverlo ad Atti”. E lei: “Giusto bene così”.

Secondo i pm milanesi, la moglie e il cognato di Fontana avevano “piena consapevolezza” della “situazione di conflitto di interessi” nel caso riguardante la fornitura di dispositivi di protezione individuale da parte di Dama.

Donazioni  di mascherine

In previsione di possibili polemiche per la fornitura di camici per circa mezzo milione di euro, in modo strumentale, si cerca di far figurare una “donazione di mascherine”.

La conferma emerge, per la Procura, da uno scambio di messaggi fra lo stesso Andrea Dini e un responsabile dell’azienda, in cui il primo scrive: “Dobbiamo donare molte più mascherine (…) se ci rompono per le forniture di camici causa cognato noi rispondiamo così”.

Nel quadro di una più estesa attività investigativa, il telefono di Fontana è anche monitorato dalla Guardia di Finanza di Pavia, che indaga nell’ambito dell’inchiesta sull’accordo fra Fondazione San Matteo, che fa capo alla Regione Lombardia, e l’azienda farmaceutica Diasorin per lo sviluppo di un test sierologico per coronavirus.

Sono stati acquisiti anche i dati dei telefoni della segretaria ed ex compagnia di Matteo Salvini, Giulia Martinelli, e dell’assessore al Welfare Giulio Gallera.

Toppa peggiore del buco

Tornando alla storia dei camici e con il senno del poi, se dovessi giudicare la qualità dei collaboratori e consulenti del Governatore nella vicenda che qui ci occupa, sarei indotto a formulare una “bocciatura” su tutta la linea.

Assicurare una fornitura di beni o servizi alla pubblica amministrazione in una situazione di “necessità ed urgenza”, significa derogare del tutto alle norme sulle gare ad evidenza pubblica previste dal codice degli appalti (ex D.lgs n.50/2016).

Se poi guardiamo alla gravità del momento, all’eccezionalità dell’evento pandemico che vede il mondo intero combattere con estrema difficoltà le conseguenze sanitarie, ancora di più ci possiamo convincere che ogni deroga sarebbe stata possibile. Non è un caso se lo stesso Governo, nella contingenza e gravità della situazione sanitaria diffuse alcune Ordinanze del Capo del Dipartimento della Protezione nn. 630 e 639 del 3 e 25 febbraio 2020.

Insomma, per farla breve, se avesse dato seguito alla fornitura – aggiudicata a trattativa priva e senza gara – sarebbe stata assolutamente giustificata per la gravità del momento.

Invece, si è cercata la “toppa” che, come spesso avviene, non è servita, anzi che dico, ha fatto solo danni.

La coerenza dell’azione amministrativa, la volontà di risolvere i problemi in una situazione di eccezionale gravità che non conosce precedenti, avrebbero dovuto consigliare un’assunzione di responsabilità che ahimè, è mancata.

La parola ai giudici!

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