Acquisto valuta virtuale: Autoriciclaggio!
Acquistare bit-coin o valuta virtuale con proventi provenienti dal reato di truffa aggravata quale reato presupposto, rientra a pieno titolo nel reato di “autoriciclaggio” di cui al vigente articolo 648-ter1 del Codice penale.
Questo è il sunto di quanto affermato nella sentenza della II Sezione penale della di Cassazione n.27023 del 7 luglio 2022che chiarisce bene l’arcano, quando si parla di una partecipazione diretta al reato presupposto e l’impiego successivo della provvista senza la presenza del soggetto terzo, di un prestanome.
Dalla lettura della sentenza si comprende il percorso della provvista da un conto corrente allocato in una banca italiana ed il successivo bonifico verso una banca tedesca per l’acquisto della valuta virtuale. Nella vicenda si è compreso che il ricorrente ha provveduto a curare immediatamente il trasferimento di somme non appena accreditate – senza mai riscuoterle – attraverso disposizioni on line in favore di altro conto tedesco intestato alla piattaforma di scambio di bitcoin, per il successivo acquisto di valuta virtuale il cui impiego finale risulta ancora imprecisato, ponendo così in essere un investimento dei profitti illeciti in operazioni di natura finanziaria, idonee a ostacolare la tracciabilità e la ricostruzione della origine delittuosa del denaro.
A tutto questo, si è dato una finalità speculativa e pertanto rientrante nella fattispecie indicata nella norma indicata nel Codice penale.
