venerdì, Maggio 3, 2024
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Nolo a freddo della criminalità organizzata: Un canale collaudato!

Nolo a freddo della criminalità organizzata: Un canale collaudato!

L’inchiesta di Milano, mi ha fatto ricordare quando, in Terra di Calabria, al Comando di un reparto della Guardia di finanza, avendo scoperto una forma elusiva della disciplina antimafia per il contrasto alla criminalità organizzata, un amministratore di una grande società di capitali aggiudicataria di un grande appalto pubblico, mi rispose: “Comandante, lei ha scoperto un sistema che io utilizzo da anni per non avere problemi all’interno dei cantieri, perché io ho il compito di portare a termine la esecuzione delle opere.”

Sub appalti e Nolo a caldo

Sia i sub appalti che i noli a caldo, necessitavano della certificazione antimafia e dell’autorizzazione del committente la esecuzione dei lavori.

Nella pratica va distinto il “nolo a freddo” dal “nolo a caldo”, ove con il primo viene locato il solo macchinario; con il secondo, oltre al macchinario il locatore mette a disposizione dell’imprenditore anche un proprio dipendente, con una specifica competenza nel suo utilizzo” (cfr. T.A.R. Veneto Venezia, sez. I, 18 settembre 2009, n. 2416).

Nella pratica operativa, cosa fanno le imprese per aggirare questa normativa e quindi l’obbligo della certificazione antimafia in capo al locatore?

Ricorrono al “Nolo a freddo” – noleggio del solo macchinario – salvo assumere l’ex dipendente del locatore appena licenziato dal locatore, quale persona competente alla guida del macchinario.

Insomma, ufficialmente pongono in essere un Nolo a freddo, nella pratica, con l’assunzione dell’ex dipendente, pongono in essere un “Nolo a caldo” in elusione dei rigori della norma.

Pare che non sia cambiato molto, quasi niente!

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Milano, indagine su infiltrazioni ‘ndrangheta in rete ferroviaria: sequestrati 10 milioni

Fonte: Tg24.sky.it

LOMBARDIA

L’accusa è di frode fiscale a carico di undici società coinvolte nelle indagini che già nel febbraio 2022 avevano portato a 15 arresti

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Oltre 10 milioni di euro sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Milano per frode fiscale a carico di undici società, coinvolte nelle indagini che già nel febbraio 2022 avevano portato a 15 arresti. Nell’inchiesta venivano ipotizzate presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nei lavori sulla rete ferroviaria italiana.

L’infiltrazione

Le indagini hanno accertato come un gruppo di persone vicine “alla cosca di ‘ndrangheta denominata Nicoscia-Arena di Isola di Capo Rizzuto (Crotone)” avesse effettuato per anni attività di manutenzione della rete ferroviaria attraverso “contratti di distacco di manodopera e contratti di nolo a freddo dei mezzi”. Il gruppo avrebbe usato “una fitta rete di aziende pseudo-metalmeccaniche a loro riconducibili con sede tra Varese, Verona e Crotone, molte delle quali intestate a prestanome, di fatto prive di una struttura aziendale”. Secondo le accuse le società avevano come “unico scopo la somministrazione di manodopera alle undici imprese assegnatarie delle ingenti commesse dalla principale stazione appaltante d’Italia, Reti Ferroviarie Italiane spa”, parte offesa nell’inchiesta.

L’inchiesta

Il precedente filone delle indagini, condotte dai nuclei di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Varese, Milano e Verona e coordinate dal pm della Dda Bruna Albertini, aveva portato all’arresto di 15 persone, poi condannate in primo grado, che avrebbero fatto parte dello stesso “contesto associativo ‘aggravato dall’agevolazione mafiosa’”, oltre che al sequestro di 6,5 milioni di euro. Tra le persone già condannate ci sono i fratelli Aloisio, formalmente imprenditori ma, secondo l’accusa, “contigui alla ‘ndrangheta”: Maurizio Aloisio è stato condannato a 7 anni, Antonio a 6 anni e mezzo, Francesco a 4 anni e 8 mesi e Alfonso a 4 anni e 2 mesi. Nella seconda tranche di indagine è stato ricostruito “il milionario circuito di fatture false emesse” dalla rete di società “cartiere” a “copertura dei contratti di somministrazione di manodopera specializzata (cosiddetto distacco di personale) e noleggio mezzi” per le undici società attive nel settore dell’armamento ferroviario. Tutto ciò al “fine di eludere la vigente normativa antimafia e le limitazioni in materia di subappalto di commesse pubbliche”. Un meccanismo che avrebbe permesso di evadere Iva e Ires per oltre 10,2 milioni di euro, sequestrati dalla guardia di finanza.

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