giovedì, Maggio 2, 2024
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Antiriciclaggio: Giurisprudenza in libera uscita!

Antiriciclaggio: Giurisprudenza in libera uscita!

 

Premetto di avere dedicato mezzo secolo della mia vita professionale in attività di “verifica & controllo”. In tale veste, ho sempre vissuto il ruolo con profonda preoccupazione, soprattutto quando si trattava di contestare qualche violazione, in presenza di un precetto trascurato o disatteso.

Prima di introdurre il tema di oggi, vorrei ricordare che da tempo, la Banca d’Italia ha inteso richiamare tutti gli “intermediari” a censire correttamente nell’anagrafica la clientela, partendo dalla fondamentale distinzione fra il conto personale e quello aziendale.

Infatti:

  • il 7° paragrafo del punto 3.2 del Decalogo Banca d’Italia – Edizione 2001 “Istruzioni operative per l’individuazione delle operazioni sospette”, testualmente recita: “Il personale deve essere sensibilizzato affinché nell’anagrafe clienti e nell’Archivio Unico Informatico siano esattamente inseriti tutti i dati anagrafici della clientela e correttamente riportata l’indicazione dell’attività economica svolta”;
  • in epoca precedente alla pubblicazione del citato Decalogo (gennaio 2001), gli Intermediari bancari non ponevano una particolare attenzione nel corretto censimento della clientela in rapporto all’attività economica svolta, onde creare una puntuale “coerenza” con la stessa operatività registrata sui rapporti accesi;
  • oggi, pertanto, sovente, troviamo rapporti accesi in epoca remota (ante 2000) aventi un carattere personale, mentre più correttamente, se non altro per la consistenza della movimentazione ivi registrata avrebbero dovuto avere un carattere “aziendale”, cui molto correttamente si sarebbero potuti associare i richiesti POS senza alcuna difficoltà.

Pratica operativa del “conto aziendale”

Il conto aziendale, per definizione, sottende la esistenza di una partita Iva ed una contabilità apposita, in grado di descrivere la storia economica e l’operatività quotidiana dell’impresa, avuto riguardo agli accrediti (ricavi) ed agli addebiti (costi).

In tutte le pronunce giurisprudenziali in materia di “antiriciclaggio“, di merito o di legittimità, nessuno ha mai inteso chiarire esattamente questo aspetto, con grave nocumento alla esistenza stessa delle scritture contabili e, alla fine, anche alla serenità del giudizio.

Sto parlando di provvedimenti sanzionatori del Ministero dell’economia e delle finanze, sulle pronunce dell’Arbitro Bancario e Finanziario (Abf), le sentenze dei Tribunali, delle Corti di Appello o addirittura della Corte di Cassazione che, a mio avviso, presentano questa comune anomalia laddove, quando si trovano a contestare “Omesse segnalazioni di operazioni sospette”, non sono abituate in alcun modo a spiegare la natura del rapporto e quindi, di conseguenza, non ripongono alcuna importanza alla storia economica raccontata dalle scritture contabili che loro neanche leggono perchè in concreto, come abbiamo visto tante volte, non interessa a nessuno.

Così facendo, state sottovalutando, a torto, il significato e l’essenza stessa di tali scritture che, al contrario, potrebbero meglio aiutare l’operatore a pronunciare una sentenza – sia pure di condanna.

Per rimanere al periodo più recente, voglio ricordare due importanti sentenze di Cassazione dell’ottobre 2017 – L’ANTIRICICLAGGIO: Come si condanna un innocente! | Formazione & consulenza antiriciclaggio (giovannifalcone.it) o a quella del mese scorso, impostata con gli stessi criteri – Condanna commercialista: Giustizia impazzita! | Formazione & consulenza antiriciclaggio (giovannifalcone.it).

Con queste premesse, avendo personalmente frequentato solo la scuola dell’obbligo e conseguito un diploma a cinquant’anni alle scuole serali, sono a chiedere:

  • Esiste una ragione tecnica, giuridica o di qualsivoglia altra natura che impedisce questa fondamentale distinzione;
  • Signori Giudici, organismi di vigilanza, esperti, consulenti ed altro, quando emettete i Vostri giudizi, vi ponete qualche domanda, avete qualche preoccupazione oppure operate per istinto, per sentito dire o, ancora peggio, per frasi fatte?

La mia è solo una curiosità di un artigiano di periferia che da oltre venti anni, si occupa di questa materia.

Ringrazio se qualcuno vorrà rispondere!

 

 

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