Gli investimenti fintech delle banche crescono ma sono ancora limitati | L’analisi di Banca d’Italia
Fonte: ripartelitalia.it
E’ quanto emerge dall’indagine biennale Fintech effettuata dalla Banca d’Italia nel corso del 2023.
Secondo la rilevazione – che riguarda l’intero sistema bancario, ma anche società finanziarie – la spesa per investimenti in tecnologie innovative è stimata in 901 milioni nel biennio 2023-2024, pari a 3,8 volte quella del 2017-2018, dopo i 600 milioni registrati nel biennio 2021-2022.
A partire dall’anno prossimo, fino al completamento dei progetti, sono inoltre previste ulteriori spese per 380 milioni, per un totale complessivo di 1,88 miliardi.
Nell’Arco dei tre bienni considerati, il rapporto tra i ricavi attesi generati dalle iniziative e i corrispondenti costi è passato dal 28,3% al 78,7%.
Cresce il peso dei nuovi progetti di investimento, in particolare sulle tecnologie relative al web-mobile all’intelligenza artificiale, firme digitali, Dlt-blockchain, e sui big data.
In relazione alle aree di business, quelle maggiormente interessate sono state l’intermediazione e i pagamenti, con quote di investimenti pari rispettivamente al 43,7% e al 39,4% del totale, con effetti principalmente attesi sui rischi operativi.
A questo riguardo se da un lato gli investimenti tecnologici consentono una riduzione delle frodi e delle spese legali, tuttavia dall’altro “si prevede un aumento del rischio legato all’outsourcing Ict in considerazione del crescente ricorso a fornitori in cloud”, osserva la Banca d’Italia sottolineando i potenziali rischi derivanti da collaborazioni e partnership.
L’analisi rileva inoltre un aumento della concentrazione della spesa tra gli intermediari: la quota dei primi dieci è infatti ha raggiunto l’87,5% nel 2023 da 77,2% del 2019.
Riporre eccessiva fiducia nell’IA da parte delle banche per combattere il malaffare, potrebbe rivelarsi il più grave e catastrofico errore del terzo millennio.
Dev’essere invece uno strumento da affiancare ma non certo sostituire il ragionamento e la valutazione di merito di talune transazioni, strettamente legato all’oggetto sociale delle imprese.
Fare antiriciclaggio significa applicare comune e razionale buon senso dove il contributo dell’IA non può e non deve sostituire nessuno!
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