venerdì, Maggio 3, 2024
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Antiriciclaggio: Chiudiamo i rapporti per amore della crescita economica e sviluppo del territorio!

Antiriciclaggio: Chiudiamo i rapporti per amore della crescita economica e sviluppo del territorio!

Il Direttore Generale di un importante e grande Gruppo bancario, distribuito sull’intero territorio nazionale ha detto:

L’attenzione alla sostenibilità non può più attendere. I passi in avanti devono essere concreti, misurabili e devono favorire lo sviluppo di un territorio”.

Continuando sulla stessa linea ha proseguito: “Come BCC, da sempre banche locali e di comunità, avvertiamo costantemente la responsabilità di promuovere modelli virtuosi di attenzione al territorio. Oggi è fondamentale che anche le PMI mettano in atto percorsi di crescita del loro posizionamento ESG. Il Gruppo può fare la differenza su tre fronti: con progetti di formazione per i clienti sul territorio, con l’attivazione di percorsi di rating ESG per valorizzare i miglioramenti concreti delle aziende e con soluzioni di finanziamento con soglie di pricing inversamente proporzionali, in base all’attenzione delle imprese verso gli obiettivi di sostenibilità. “

Dopo aver letto su Linkedin quanto appena riportato, ho pensato di fare qualche osservazione:

Come si possa esprimere attenzione al territorio quando invece, di fronte ad indagini della magistratura ed in assenza di qualunque processo e men che mai di condanna, trovandosi nella fase delle indagini preliminari, tutti i rapporti vengono interrotti. d’ufficio, anche senza preavviso anche con la revoca degli affidamenti. Non serve a molto se, in epoca successiva, spesso a distanza di anni, lo sventurato che si è visto cacciare dalla sua banca perché incluso nel teorema accusatorio del pubblico ministero, viene assolto perché il fatto “non sussiste”. Arrivati a questo punto, sono dettagli, ormai la frittata è fatta e l’azienda è saltata! —- https://www.giovannifalcone.it/assoluzione-in-tribunale-il-fatto-non-sussiste/

Un comportamento della specie, se da una parte solleva da ogni responsabilità l’intermediario finanziario che, così facendo, pensa  di scongiurare ogni rischio di sorta, provoca due gravi distorsioni per una corretta dinamica imprenditoriale nel mondo della piccola e media impresa:

  1. Condanna alla estinzione, alla morte civile oltre che imprenditoriale di quello sventurato che risulta coinvolto in una indagine giudiziaria, in qualche caso addirittura solo indagato nel senso che non c’é stato ancora l’eventuale “rinvio a giudizio”. Quando la frittata è fatta e l’impresa ha chiuso i battenti, a distanza di due o tre anni lo stesso sventurato viene assolto perché “il fatto non sussiste”;
  2. La estremizzazione di un problema, realmente esistente quando parliamo della criminalità organizzata che minaccia l’economia sana nei confronti della quale, anche revocando gli affidamenti e chiudendo i rapporti, non abbiamo fatto ancora niente.

Pratica operativa

E quali sono questi riscontri ulteriori che bisogna osservare senza ricorrere ai provvedimenti drastici citati – revoca affidamento e chiusura rapporto?

I riscontri dovranno riguardare la verifica circa il corretto utilizzo del credito, per finalità strumentali all’attività d’impresa – come è meglio specificato nell’articolo – ma soprattutto la coerenza delle movimentazioni in rapporto all’attività economica esercitata.

In questi casi, quando una posizione – persona fisica o giuridica, quale può essere una ditta individuale o una società – prima di procedere alla chiusura del rapporto che sembra, ahimè, la strada prescelta, fate una verifica sul Documento unico di regolarità contributiva e una liberatoria dall’Agenzia delle entrate circa l’osservanza degli adempimenti contributivi verso l’Inps e fiscali verso l’amministrazione finanziaria.

Questa documentazione, potrà essere richiesta direttamente all’amministratore dell’attività economica.

Verificata in bonis questa situazione – fiscale e contributiva – sono a chiedervi: vi sembra giusto buttare a mare un cliente del genere solo perché è uscita una indiscrezione di stampa od anche una inchiesta della magistratura, sovente basata sul nulla?

Riflettiamo insieme in doveroso silenzio!

Conclusioni

Se vogliamo interrompere definitivamente questo andazzo che non ci porterà da nessuna parte, occorre un’assunzione di responsabilità da parte dei soggetti preposti che, in un modo o nell’altro, sono chiamati a fornire la collaborazione attiva verso la Istituzione per il contrasto al riciclaggio di denaro sporco.

Mi riferisco al management delle banche, nessuna esclusa, soprattutto le più piccole, che hanno maggiore difficoltà quando si tratta di doversi difendere da contestazioni allegre da parte di Organi centrali di vigilanza o della stessa Guardia di finanza.

Queste banche devono correggere gli attuali “Ordini di servizio” che, senza fornire alcun valore aggiunto, determinano al contrario enormi difficoltà nella quotidiana operatività delle filiali.

Ovviamente il mio è un suggerimento non richiesto, gratis!

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