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CASO

Un Paese alla gogna

Che strano Paese, il nostro!

Nessuno si scandalizza se dei pluergastolani, maestri del terrorismo nostrano mai del tutto rinsaviti che, dopo aver passato una ventina d’anni a vedere il sole a stelle e strisce, rimessi in libertà (1) salgono su prestigiose cattedre universitarie per pontificare sulla loro ideologia di morte che tante tragedie e lutti ha provocato e, ahimè ancora oggi provoca.

Se invece, si accenna alla sola ipotesi di concedere la “Grazia” ad un ex poliziotto, gia condannato a 10 anni di carcere con sentenza definitiva si scatena il finimondo.

Questa volta, derogando dalle mie abitudini voglio tentare di scendere nel particolare, descrivendo la vicenda in modo più dettagliato.

Parlo di Bruno CONTRADA, ex alto dirigente del SISDE (Servizio Segreto Civile), impegnato negli anni ’80 in terra di Sicilia per la lotta alla delinquenza mafiosa ed arrestato alla vigilia del santo Natale del 1992 (l’anno delle stragi mafiose FALCONE-BORSELLINO). Oggi, quest’uomo, alla veneranda età di 76 anni, è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, con un terzo della pena già scontata.

Per meglio comprendere di cosa parliamo, bisogna anche dire che, durante tutto il lungo iter processuale abbiamo assistito alla tesi del doppiogiochista sostenuta dall’accusa e corroborata da numerosi pentiti e, nello stesso tempo, abbiamo anche ascoltato diverse testimonianze di altolocati funzionari dello Stato (Capi della Polizia, Prefetti antimafia, familiari di vittime di mafia) che, al contrario, hanno sostenuto la tesi secondo la quale il Dr. Bruno Contrada è stato sempre un leale e fedele servitore dello Stato. Alla fine della giostra, questo alto funzionario, definito “leale e fedele servitore dello Stato”, in nome del “Popolo sovrano”, è stato condannato a 10 anni di carcere prevalendo la tesi accusatoria del “traditore”, ovvero di colui che invece di combattere le consorterie mafiose, ha complottato con esse contro l’Istituzione.

E’ stato condannato a questa lunga detenzione per CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA.

Trattasi questa, di una fattispecie criminosa non contemplata dal vigente Codice penale, letteralmente inventata dalla giurisprudenza se non dalla fantasia giudiziaria. Dico questo, pensando alla importante sentenza della Corte di Cassazione del 23 gennaio 2001, dove si è detto che “il concorso esterno in associazione mafiosa non è reato”.

Oggi trattandosi di una sentenza definitiva abbiamo ragione di ritenere che l’imputato “Contrada” sia stato ritenuto colpevole delle gravi accuse formulategli. La concessione della “Grazia” ad un condannato per mafia susciterebbe un profondo sdegno fra tanti quella stessa mafia la combattono, anche a rischio della propria vita.

L’alternativa potrebbe essere quella della “detenzione domiciliare”, sicuramente più idonea tanto per l’avanzata età che per lo stato di salute dell’imputato “Contrada”, oppure della “sospensione della pena” per motivi di salute.

Si tratta in ogni caso di una decisione difficile e sofferta che bisogna prendere con urgenza… il tempo passa.

Bari, 28 dicembre 2007

 

*1 LIBERIAMO I TERRORISTI & DIMENTICHIAMO LE VITTIME

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