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POLITICA IN FERMENTO – temi d’attualità

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Consiglio Nazionale Forense

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CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE

PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

***

RASSEGNA STAMPA

12 dicembre 2008

Titoli dei quotidiani

Professioni

Il Sole 24 Ore

 

Ecco le Casse più esposte sui titoli a rischio tossicità

Il Sole 24 Ore

 

Approvati 69 studi validi anche per il passato

Il Sole 24 Ore

 

E’ polemica sulle modifiche alla class action

Italia Oggi

 

Class action solo dal 1 luglio 2008

Italia Oggi

 

Revisione retroattiva per gli studi

Repubblica

 

Pd e Idv:”Niente freni alla class action”

Giustizia

Il Sole 24 Ore

 

La Costituzione deve restare il terreo comune di confronto

Italia Oggi

 

Rispunta il nodo intercettazioni

Repubblica

 

La Bongiorno adotta l´allarme Grasso

“Intercettazioni, niente favori alla mafia”

Repubblica

 

“La Carta non è strumento di potere così Berlusconi torna a Cromwell”

Repubblica

 

Alta tensione sulla giustizia Bossi: “Berlusconi abbassi i toni”

Repubblica

 

Alfano al Csm: datemi gli atti sulla lite tra procure

Corsera

 

Bossi e Fini, pressing sui premier per il dialogo

Corsera

 

Il Cavaliere all’attacco di magistrati e Murdoch

Messaggero

 

Veltroni, dal premier mossa irresponsabile

Messaggero

 

Berlusconi attacca ma Bossi lo frena: devi dialogare

Messaggero

 

L’Anm contro le toghe di Salerno e Catanzaro: smarrita la ragione

Consiglio Nazionale Forense

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GIURISPRUDENZA

Il Sole 24 Ore

 

Anche internet e cellulari tra i beni di sostentamento

Il Sole 24 Ore

 

Condanne in un solo Paese

Italia Oggi

 

Il telefonino è un diritto

Italia Oggi

 

Stretta fiscale sul riciclaggio

FLASH

Consiglio Nazionale Forense

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***

Professioni

Previdenza

Marco lo Conte, Il Sole 24 Ore pag.8

Ecco le Casse più esposte sui titoli a rischio tossicità

La punta dell’iceber è l’esposizione ai titoli Lehaman Brothers, la banca statunitense che

ora è sintomo di tossicità. Quello che si vede meno è l’universo di obbligazioni strutturate

che in ragione della loro complessità e articolazione portano con sé elementi di opacità sui

cui ora la vigilanza vuole alzare il velo. La prima fotografia completa di come investono gli

Enti previdenziali dei professionisti è stata scattata davanti ala Commissione bicamerale

che vigila sulle Casse dei professionisti italiani. I dati comunicati al Welfare dalle stesse

casse parlano di un’esposizione di poco superiore a 125 milioni di euro, per una quota pari

allo 0,5% della parte mobiliare e dello 0,35% del totale. Percentuali che mediano tra lo

zero di enti come la Cassa del Notariato, l’Inpgi (giornalisti),o l’Epab (biologi) e le quote di

Casse che invece si vedono più esposte ai titoli Lehman. L’Onaosi (Opera nazionale per

l’assistenza agli orfani dei sanitari) ha investito due bond Lehman per 15 milioni di euro, il

5,63% del portafoglio titoli. Anche l’Epap, la Cassa pluricategoriale di attuari, chimici,

agronomi e ingegneri e geologi due bond, di cui uno per 10,7 milioni di euro scaduto il 16

settembre, il giorno dopo del fallimento Lehman. Perla Cassa forense, nessun titolo

strutturato ma si parla di un oscillazione pari allo 0,09% della parte mobiliare e dello 0,08%

del totale.

Class action

Giovanni Negri, Il Sole 24 Ore pag. 34

E’ polemica sulle modifiche alla class action

Consumatori in rivolta sul progetto del Governo di rimettere mano alla class action e di

rinviarne l’entrata in vigore. Quanto al merito, il blocco della retroattività, previsto

dall’attuale versione della norma, spesa fino al 1 gennaio 2009, e, quanto, all’entrata in

vigore, l’ipotesi di far slittare, probabilmente a metà 2009, il debutto dell’azione collettiva.

“In questo caso – dicono le associazioni Federconsumatori e Adusbef – il Governo

mostrerebbe tutte le sue simpatie per chi, nel mercato,opera in maniera fraudolenta,

contro gli operatori economici che, invece, rispettano le regole e, naturalmente, contro i

cittadini che le subiscono. Chiederemo,già nella riunione del 17 dicembre del Consiglio

nazionale dei consumatori e utenti, di mettere in campo ogni iniziativa per sconfiggere tale

disegno di legge e studieremo la messa in campo di azioni dimostrative a sostegno della

promulgazione, immediata ed entro tempi rapidi previsti dalla stessa legge”.

L’emendamento che verrà presentato al Senato, probabilmente al collegato in materia di

giustizia civile, prevede una limitatissima retroattività, a luglio 2008, esclude che le

associazioni dei consumatori o comitati spontanei possano essere gli unici soggetti a poter

proporre l’azione e rende per lo meno problematico l’inserimento della materia finanziaria

tra quelle oggetto dell’azione collettiva. Tutti aspetti che hanno messo in allarme anche

l’opposizione, dal Pd all’Idv.

Consiglio Nazionale Forense

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Giovanni Galli, Italia Oggi pag. 36

Class action solo dal 1 luglio 2008

Stretta sulla class action. La possibilità per i consumatori di ricorrere a un\’azione collettiva

di risarcimento scatterà soltanto per gli illeciti avvenuti a partire dal 1° luglio 2008. Non

solo. Le associazioni dei consumatori non avranno più l\’esclusiva nel promuovere l\’azione

e i giudici avranno maggiore potere di filtro sull\’ammissibilità dei ricorsi. Con la forte

limitazione alla retroattività si vieta quindi di far ricorso collettivo sulle più note vicende che

hanno colpito i risparmiatori, da Cirio a Giacomelli, da Parmalat ai bond argentini. Sono

queste le principali modifiche che il governo ha intenzione di apportare alla disciplina della

class action attraverso un emendamento a uno dei collegati alla Finanziaria attualmente

all\’esame del parlamento. Tuttavia, il governo ha urgenza di fare chiarezza sulla disciplina

entro l\’anno dal momento che la manovra estiva (legge n. 133/2008) ha congelato fino al

31 dicembre l\’entrata in vigore della norma. La soluzione potrebbe essere quella di

posticipare ulteriormente l\’entrata in vigore della misura con il decreto Milleproroghe (che

dovrebbe essere esaminato dal Consiglio dei ministri giovedì prossimo) e poi intervenire in

uno dei tre provvedimenti con le modifiche. Nel testo licenziato mercoledì dal preconsiglio,

però, ancora non c\’è traccia della proroga della class action. Gli otto articoli del

provvedimento spaziano tra gli argomenti più disparati, dall\’Irap alle forze armate.

Innanzitutto, viene proposta la proroga al 31 dicembre 2010 l\’efficacia delle normative con

cui le regioni sono intervenute in tema di Irap e di tasse automobilistiche. Entro tale data,

infatti, si legge nella relazione, dovrebbe essere realtà il federalismo fiscale (il cui ddl è

attualmente al vaglio del parlamento) in attesa del quale occorre evitare situazioni di vuoto

legislativo. Sempre al 31 dicembre 2010 dovrebbero slittare poi le elezioni per il rinnovo

dei comitati degli italiani all\’estero, il cui mandato termina a marzo 2009. Grazie alla legge

459/2001 l\’istituzione della circoscrizione Estero e il voto politico per corrispondenza

hanno però profondamente mutato la portata della rappresentatività degli italiani all\’estero,

per cui si è avviata una riflessione sull\’istituto dei comitati. Di conseguenza non appare

opportuno procedere al rinnovo quinquennale dei consiglieri in vista di eventuali riforme

dei comitati. Slitta, invece, di un anno, al 31 dicembre 2009, la possibilità per il personale

militare di essere collocato in ausiliaria, a domanda, dopo 40 di servizio effettivo, mentre

sono prorogate al 2015 le disposizioni transitorie sulle promozioni annuali al grado di

maggiore dei capitani, e gradi corrispondenti, delle forze armate (dal 2009 si dovrebbe

applicare la norma di regime che prevede invece promozioni in numero fisso). Rimarranno

poi ancora per un anno nella disponibilità del ministero dello sviluppo economico le risorse

derivanti dalle sanzioni comminate dall\’Antitrust e destinate a iniziative a favore dei

consumatori. Gran parte di queste risorse sono assegnate dal collegato

internazionalizzazione, attualmente all\’esame del senato (AS 1195) al finanziamento della

social card. Per evitare che, nel caso tale previsione normativa non giunga in porto nel

corrente esercizio, le risorse non impegnate siano trasferite all\’economia, il governo ha

deciso di prorogare il termine di impegnabilità per un altro anno. Slitta infine di sei mesi

l\’applicabilità delle residue norme previgenti al codice delle assicurazioni private, nel caso

in cui non siano state ancora emanate le corrispondenti nuove disposizioni applicative del

codice stesso, per evitare situazioni di vuoto normativo.

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L.I, La Repubblica pag. 31

Pd e Idv:”Niente freni alla class action”

Associazioni dei consumatori ed opposizione in rivolta contro le modifiche alla Class action

a cui sta lavorando il governo. L´emendamento, non ancora formalizzato, riduce la

possibilità di chiedere risarcimenti a utenti e risparmiatori che hanno subito truffe e soprusi

prima del primo luglio 2008. Inoltre crea un meccanismo più complesso e costoso per chi

vuole denunciare una violazione di legge commessa da un´impresa o società a danno dei

clienti e costringerla, attraverso un unico processo, a pagare tutti i danneggiati. Andrea

Lulli, capogruppo Pd in commissione attività produttive della Camera, denuncia: «Lo

svuotamento della Class action che il governo ha intenzione di realizzare è un tradimento

delle attese che questa novità introdotta dal centrosinistra aveva suscitato nei cittadini.

Con un semplice emendamento tolgono forza all´azione risarcitoria collettiva riducendone i

campi di applicazione, sia temporali che per competenze». Antonio Borghesi, responsabile

Economia e vicecapogruppo idv alla Camera, promette battaglia in Parlamento: «La

restrizione del campo d´azione della class action che il governo intende mettere in atto è

un segnale gravissimo».Le associazioni dei consumatori, che in questa nuova versione,

perdono la titolarità ad avviare questo tipo di cause riporteranno le proprie rimostranze al

tavolo di lavoro con il ministero dello Sviluppo Economico previsto per mercoledì.

«Consideriamo gravissima la decisione di cancellare, nei fatti, la retroattività della class

action. Questo avviene in totale spregio di ogni diritto dei cittadini truffati, in diversi settori

tra cui quello bancario, con i risaputi casi di Parmalat, Cirio – affermano Federconsumatori

e Adusbef – in questo caso, il governo mostrerebbe tutte le proprie simpatie per chi, nel

mercato, opera in maniera fraudolenta, contro gli operatori economici che, invece,

rispettano le regole e, naturalmente, contro i cittadini».Anche l´Adoc si dice preoccupata:

«Dai ministri Scajola e Brunetta, ci è stato assicurato che il rinvio dell´entrata in vigore

della legge, prevista per lo scorso luglio, era da attribuire alla volontà del governo di

estendere la norma anche alla pubblica amministrazione – dichiara il presidente Carlo

Pileri – sembra invece che si voglia stravolgere tale normativa, esautorando le associazioni

dei consumatori dall´essere promotrici privilegiate dell´azione collettiva; eliminando la

retroattività, prorogando di ulteriore 6 mesi l´entrata in vigore, una beffa per il parlamento

che l´ha votata». Massimiliano Dona, segretario generale dell´Unione dei consumatori

chiede un´audizione parlamentare per le associazioni dei consumatori al momento della

conversione in legge. Mentre l´Adiconsum trova anche dei risvolti positivi nel nuovo testo:

«L´esecutività della sentenza e la condanna (nel precedente c´era solo l´accertamento di

un diritto); l´operatività di un filtro in tribunale; l´obbligo dell´impresa condannata di

depositare cautelativamente le somme del risarcimento in attesa dei vari gradi di giudizio».

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Studi di settore

Andrea Bongi, Cristina Bartelli, Italia Oggi pag.38

Revisione retroattiva per gli studi

La crisi economica consentirà una revisione degli studi di settore, ma solo con effetto

retroattivo. I nuovi studi di settore, ove più favorevoli al contribuente, potranno essere

applicati anche retroattivamente mentre è necessario, già dall\’esercizio 2009, procedere

ad un potenziamento dell\’elemento territoriale nella costruzione delle variabili di Gerico.

Sono queste, in estrema sintesi, le decisioni più importanti contenute nel documento

approvato ieri dalla Commissione degli esperti riunitasi a Roma. Per adesso dunque

l\’operazione studi di settore 2008 prosegue secondo l\’iter normativo imposto dalla

manovra estiva che prevede la loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale entro il prossimo 31

dicembre. La valutazione degli effetti della crisi economico finanziaria in atto saranno

valutati solo ad esercizio concluso potendo intervenire su tutti gli studi di settore anche

successivamente alla loro approvazione e pubblicazione purchè in tempi utili per il loro

utilizzo nella prossima dichiarazione dei redditi 2009. La commissione degli esperti, che ha

espresso il proprio parere favorevole all\’approvazione di 69 studi di settore oggetto di

revisione per l\’anno 2008, ha basato la propria posizione su di una serie di considerazioni

relative sia alla congiuntura in atto sia ai recenti interventi normativi in materia. In

particolare la commissione degli esperti, presieduta dall\’amministratore delegato di Sose,

Giampiero Brunello, ha evidenziato che: – il parere che la commissione deve rendere è

riferito alla capacità degli studi di settore di rappresentare la realtà economica alla quale si

riferiscono; – la generalizzata situazione di crisi che ha caratterizzato, in tempi e modi

diversi, l\’esercizio 2008, rende necessaria una valutazione selettiva e approfondita

dell\’impatto della stessa con riferimento ai singoli settori economici e alle diverse aree

territoriali; – una tale valutazione potrà essere effettuata, compiutamente, solo ad esercizio

2008 concluso; – la possibilità di interventi successivi finalizzati alla revisione congiunturale

delle variabili di Gerico è oggi espressamente prevista dall\’articolo 8 del dl n. 185/08. La

commissione ha anche già previsto il termine temporale entro il quale le eventuali revisioni

dovranno essere rese operative, individuando nel mese di marzo 2009 il tempo utile per

una tale operazione per non compromettere l\’esito delle dichiarazioni dei redditi relative al

periodo d\’imposta 2008. In ordine ai 69 studi di settore revisionati per l\’anno 2008 la

commissione degli esperti ha anche previsto un ulteriore esame degli stessi prima di un

loro utilizzo ai fini dell\’accertamento e dei controlli. Inoltre, sempre per gli studi di settore

esaminati nella riunione di ieri, la Commissione ha ottenuto il parere favorevole per una

loro applicazione retroattiva nei casi un cui gli stessi siano più favorevoli ai contribuenti

rispetto alle precedenti versioni. Grazie a quest\’ultima disposizione sarà così possibile

superare gli indicatori di normalità economica introdotti nel 2006 con una più ampia tutela

a favore dei contribuenti. All\’interno del parere della Commissione degli esperti si è inoltre

ritenuto di dover evidenziare, ancora una volta, come in realtà gli studi di settore non

costituiscono, assolutamente, una forma di catastizzazione del reddito dalle risultanze dei

quali possa scaturire in maniera automatica una pretesa impositiva non supportata da

ulteriori elementi. Non tutte le categorie rappresentate in seno alla Commissione degli

esperti hanno però condiviso i risultati raggiunti nella riunione di ieri. La Lapet si è infatti

dichiarata contraria all\’operazione indicando in un comunicato le motivazioni che l\’hanno

indotta a non approvare il parere della commissione. Si tratta di “un documento politico,

discriminatorio e tardivo che non avrebbe mai potuto trovare il nostro consenso” dichiara

espressamente il presidente Roberto Falcone.

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Soddisfazione e convincimento che alla fine il lavoro svolto dalla commissione degli

esperti sortirà gli effetti attesi è stata invece manifestata dall\’Istituto nazionale tributaristi

secondo il quale: “..entro il mese di marzo, come annunciato, si provvederà ad intervenire

sugli studi di settore tenendo conto degli effetti negativi della crisi in atto”. Plauso e

soddisfazione per i lavori svolti e i risultati raggiunti dalla Commissione degli Esperti anche

dall\’Ancot che sottolinea come l\’attività svolta sia in linea con quanto già stabilito nel

precedente incontro del 6 novembre scorso. Tutto rinviato dunque ai primi mesi del 2009.

Solo allora saranno noti gli interventi congiunturali sugli studi di settore. Passaggio

fondamentale a tal fine sarà la ricognizione delle risultanze dei lavori dei nuovi osservatori

regionali chiamati a predisporre un\’apposita relazione in tal senso entro il prossimo 31

gennaio.

Antonio Criscione, Il Sole 24 Ore pag. 31

Approvati 69 studi validi anche per il passato

Approvazione con riserva per gli studi di settore in revisione per quest’anno. La

Commissione di esperti si è riunita ieri per validare i 69 studi in evoluzione quest’anno e

applicabili (in linea teorica) al 2008 ma ha – soprattutto – approvato un documento con i

quale si ipoteca l’effetto sul prossimo Gerico. Un ulteriore intervento è previsto a fine 2009,

dopo la presentazione delle dichiarazioni dei redditi per avere il quadro completo e

procedere ai correttivi che tengano conto anche degli effetti della crisi. Alla Sose (società

per gli studi di settore) è in preparazione un questionario che si rivolgerà direttamente ai

contribuenti per riceverne i dati ritenuti significativi per dare conto degli effetti della crisi in

atto. Il documento approvato ieri non ha trovato d’accordo i tributaristi Lapet, poiché il

documento rifiuta l’idea di correzioni selettive per una crisi generalizzata I tributaristi Int

invece affermano “la propria fiducia nella Commissione nella certezza che si provvederà

ad intervenire tenuto conto degli effetti della crisi in atto” Sulla stessa posizione anche

Confcommercio e Confartiginato. Assenti i consulenti del lavoro che si erano già astenuti

sul precedente documento della commissione.

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Giustizia

Intercettazioni

Mauro Romano, Italia Oggi pag. 3

Rispunta il nodo intercettazioni

Alla fine è quasi sempre lì che si va a parare. Perché dietro allo tsunami giudiziario che ha

imperversato negli ultimi giorni, così come in tutte le altre occasioni più o meno simili, ci

sono le intercettazioni. L\’arma investigativa, usata a più non posso dalle procure della

penisola, è un autentico incubo per Silvio Berlusconi. Al punto che ieri il presidente del

consiglio, dopo l\’annuncio di voler completare la riforma della giustizia cambiando la

costituzione a colpi di maggioranza, ha rilanciato un suo cavallo di battaglia: riformare il

sistema delle intercettazioni limitando il loro utilizzo soltanto ai reati più gravi, come quelli

di mafia e terrorismo. Berlusconi è tornato alla carica sul punto da Bruxelles, dove era

impegnato in un vertice del Ppe. «Credo di aver convinto abbastanza chi allora pensava

che si dovesse fare diversamente», è stato il commento dal premier, che ha annuciato un

emendamento ad hoc. Il fatto è che Berlusconi è un po\’ stretto tra due fuochi: da una parte

l\’attrito aspro con l\’opposizione sulla questione della riforma della giustizia; dall\’altro il non

facilissimo rapporto con alcune fette della maggioranza, in primis la Lega. L\’attuazione del

federalismo fiscale, obiettivo prioritario del Carroccio, aveva spinto Umberto Bossi ad

aprire all\’opposizione, soprattutto per quel che riguarda la costituzione di una commissione

bicamerale incaricata di seguire da vicino la stesura dei decreti delegati (il tutto,

naturalmente, una volta che il disegno di legge delega verrà definitivamente approvato

dalle camere). Proprio per questo, sempre nella giornata di ieri, lo stesso Bossi è

intervenuto senza tanti complimenti, chiedendo al premier di «abbassare i toni». La

tensione, però, rimane piuttosto alta. A dare un contributo in tal senso ha pensato il leader

di Pd, Walter Veltroni, che ha accusato di «comportamento irresponsabile» il presidente

del consiglio. Berlusconi, ha detto l\’ex sindaco di Roma, «deve accettare il fatto che esiste

un\’opposizione. Pensa di poter decidere lui chi deve fare l\’opposizione, ma se lo deve

togliere dalla testa». A dir la verità, dopo il richiamo di Bossi, Berlusconi ha anche provato

a mostrarsi più conciliante. «Se in parlamento ci fosse la possibilità di sederci a un

tavolo», ha infatti successivamente precisato il presidente del consiglio, «io non pongo un

ostacolo a questo. Anzi, se riescono in parlamento a collaborare per rendere più facile la

via delle riforme benissimo». Il problema è che a chiudere ogni spiraglio di dialogo è

intervenuto il presidente dell\’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, che come sempre non ha

lesinato toni severi. Berlusconi, ha argomentato l\’ex pm di Mani pulite, «vuole deformare la

giustizia per sottoporre i giudici, e in particolare i pm, al potere del governante di turno.

Egli non vuole riformare la giustizia, ma fare in modo che non funzioni».

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Liana Milella, La Repubblica pag. 6

La Bongiorno adotta l´allarme Grasso “Intercettazioni, niente favori alla

mafia”

Se la ricordano tutti la battuta più terribile pronunciata da Berlusconi appena due

settimane fa a proposito di intercettazioni: «Propongo di bloccarle tutte per un anno».

Solita riunione sulla giustizia a Palazzo Grazioli tra gli alleati, e quelli della Lega e di An

restano allibiti. Lui insiste: «Se la moratoria è proprio impossibile allora stringiamo la lista

al massimo, solo reati gravissimi». Ieri la querelle si ripropone pari pari. Il premier

annuncia un emendamento al ddl del governo (presentato a giugno, è alla Camera) per

limitare gli ascolti solo a mafia e terrorismo. Lega e An non ci stanno, respingono, come

inammissibile, pure la proposta Ghedini di ricorrere, per gli altri reati, alle intercettazioni

preventive, quelle fatte dalla polizia, che non finiscono neppure nel processo. E non

assurgono mai al rango di prova. Niet. Tutto deve restare com´è. Il presidente del

Carroccio a Montecitorio Roberto Cota lo ufficializza: «A noi il testo del governo va bene

così». Carolina Lussana di rincalzo: «I reati contro la pubblica amministrazione devono

rimanere dentro». Su quelli già puntò i piedi il delfino di Bossi e ministro dell´Interno

Roberto Maroni: «O stanno dentro o io non voto». L´aennina Giulia Bongiorno, presidente

della commissione Giustizia della Camera, tiene ugualmente il punto: «Quei reati non si

toccano. Sono e devono restano intercettabili. Anzi. Dopo aver ascoltato le annotazioni del

procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ho deciso che farò mie le sue osservazioni e

presenterò altrettanti emendamenti». Che ampliano la lista dei reati e superano lo

sbarramento dei delitti fino ai dieci anni di pena e l´elenco striminzito di singoli delitti del

ddl (pubblica amministrazione, ingiuria, minaccia, usura, molestie al telefono). Quando

parla a Bruxelles Berlusconi non sa che alla Camera, di buon mattino, Grasso ha messo in

fila i gravi difetti del ddl sulle intercettazioni, dalla lista dei reati, alla durata massima fino a

tre mesi, per finire alla stretta sugli ascolti ambientali. Limiti che renderanno «più difficili se

non impossibili le indagini sulla mafia». La Bongiorno ascolta, prende nota, decide che

«farà suoi» quegli appunti. Berlusconi invece da già per scontato il consenso degli alleati.

Dice sicuro: «Credo di aver convinto abbastanza chi allora pensava si dovesse fare

diversamente». In quell´ «abbastanza» si cela il primo scontro assicurato per il nuovo

anno tra Berlusconi con i suoi berluscones Angelino Alfano (ministro Guardasigilli) e

Niccolò Ghedini (suo consigliere giuridico) e gli alleati. I primi decisi a fare del ddl una

tagliola sulle intercettazioni, sulla possibilità per il pm di chiederle (solo per reati fino a

dieci anni), sulla decisione di concederle (non più il solo gip ma un tribunale collegiale),

sulla divulgazione (segreto totale fino al processo), sulle pene (carcere fino a tre anni) per

chi comunque le pubblica. Con l´intenzione si stringere ancor di più una maglia già

strettissima: ascolti solo per mafia e terrorismo. Inutilmente Piero Grasso batte sui reatimezzo,

bancarotta, traffico di rifiuti, truffa aggravata, turbata libertà degli incanti, che

resterebbero già oggi fuori dalle intercettazioni e non consentirebbero di iniziare a scoprire

i business delle cosche. Inutilmente segnala che sarebbe un colpo per le indagini sulla

mafia poter mettere microspie solo laddove si presuppone che venga commesso un reato,

e non, per esempio, nelle sale colloqui del carcere o negli uffici di polizia dove i mafiosi

parlano tra loro. Le parole di Grasso fanno impressione, Lega e An tengono duro. Per loro

il testo può solo essere migliorato. Proprio in direzione opposta da quanto chiede il

Cavaliere.

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La riforma della Giustizia

Valerio Onida, Il Sole 24 Ore pag. 17

La Costituzione deve restare il terreo comune di confronto

Coloro che, nello schieramento oggi all’opposizione, non hanno appoggiato né promosso

nella scorsa legislatura, il rafforzamento della procedura di revisione costituzionale (…)

oggi avrebbero di che pentirsi, vedendo il Presidente del Consiglio annunciare il rifiuto

della condivisione e l’intendimento di varare riforme costituzionali a maggioranza, da

convalidare eventualmente con il voto popolare del referendum. Speriamo che siano solo

annunci, cui no facciano seguito fatti (…) il rischi che si corre altrimenti è di perdere l’idea

che la Costituzione non è e non può essere materia di deliberazioni di uno schieramento

contro l’altro, ma deve (continuare ad) essere il terreno comune nel quale tutti si

riconoscono, e a partire dal quale ci si confronta poi sulle scelte politiche. Le eventuali

riforme dovrebbero dunque essere il frutto di una ponderata e condivisa valutazione circa

la necessità di aggiornare o modificare questa o quella regola, per ottenere risultati di

maggiore funzionalità delle istituzioni, senza allontanarsi dai principi (…). Il tema di oggi è

la giustizia. Le inefficienze e le situazioni di cattivo funzionamento degli apparati giudiziari

e delle loro attività sono sotto gli occhi di tutti: lentezza dei processi, incertezza del diritto,

eccessiva autoreferenzialità di certi magistrati, mancanza di risorse personali, strumentali

e finanziarie, riflessi corporativi delle varie “caste” (sono tante),fenomeni di abuso dei

propri diritti e poteri, a spese della giustizia, da parte dei diversi protagonisti della vicenda

processuale, interazioni perverse tra sistema politico, sistema giudiziario e sistema

mediatico etc; Ma cosa c’entra tutto ciò con la Costituzione? La maggior parte, se non tutti,

questi problemi richiedono, per essere affrontati con successo, migliore organizzazione,

capi ufficio più autorevoli e capaci anche di controllare e di (saggiamente) comandare,

migliori prassi di coordinamento, meno individualismi, formazione dei magistrati rivolta a

promuovere attitudini e atteggiamenti conformi a tali esigenze, rispetto da parte di tutti dei

rispettivi ruoli istituzionali. In molti casi ciò può essere fatto con prassi più adeguate, in

alcuni casi si può fare attraverso leggi ordinarie (una maggiore separazione delle funzioni

tra giudici e pm, una riorganizzazione degli uffici delle Procure, una diversa formazione e

articolazione del Csm). Sommariamente pericoloso, invece, sarebbe l’indebolimento della

assoluta indipendenza della magistratura, giudicante e requirente,rispetto ai poteri politici

(…). Inutile invocare il modello dei Paesi anglosassoni. Lì funziona 8quando funziona)

sulla base di un costume e di una cultura per cui anche un pubblico accusatore, e anche

un giudice, nominato dal Governo (peraltro non senza controlli e spesso a vita) esercita le

sue funzioni in modo indipendente dallo stesso potere che lo ha nominato. Da noi

mancano premesse culturali e di costume, prima che istituzionali, perché questo possa

avvenire. Molti politici (non tutti)cercano immunità, non rispetto dei loro diritti e del loro

ruolo esercitato con trasparenza. Il magistrato nominato (o addirittura eletto) con sistemi

da spoil system si sentirebbe prima di tutto impegnato 8molto di più di quanto, in ipotesi,

avviene oggi per i magistrati “politicizzati” a favore dei propri mandanti o patroni. Se

proprio si volesse intervenire con modifiche alla Costituzione altri semmai dovrebbero

essere i problemi da affrontare: i criteri sempre meno difendibili di riparto della

giurisdizione fra giudici ordinari e amministrativi; la storica commistione dei componenti del

Consigli di Stato, delle funzioni di consulenza del governo e di quelle giurisdizionali; la

“storica” riserva alle Camere dei “giudizi” in materia elettorale; e anche il possibile

arricchimento del sistema di tutela dei diritti attraverso la previsione di appositi

procedimenti di ricorso nel caso di violazioni, da parte di qualsiasi autorità. Di diritti

fondamentali della persona.

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