Possono cadere le accuse di maltrattamenti se a scuola la maestra non si accorge del disagio del bambino o del ragazzo.
Con una importante sentenza depositata il 15 aprile 2009 e destinata all’ufficio del massimario la Cassazione ha accolto il ricorso di una mamma condannata in primo e secondo grado per maltrattamenti in famiglia.
In particolare la figlia aveva accusato la madre, una signora di Catania, di averla continuamente percossa e schiaffeggiata, oltreché di altre vessazioni morali. Ma né la maestra né i compagni (tantomeno la nonna e la zia conviventi) si erano mai accorti delle violenze. Un punto, questo, che ha fatto cadere, almeno per il momento, le accuse nei confronti della donna. Ora resta ad attenderla un appello bis nel quale, alla luce dei principi affermati dai giudici di Piazza Cavour, si dovrà decidere se, “secondo le massime di esperienza”, esistono o meno i presupposti per la condanna.
È questa una delle prime sentenze dopo un filone che si andava consolidando che restringe i casi di punibilità per il reato di maltrattamenti che, negli ultimi anni, si era dilatato tanto da considerare come parte offesa anche i conviventi, e, in alcuni casi limite, i dipendenti sul posto di lavoro.
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