Sono consigliere
comunale di minoranza. Dopo la mia elezione a consigliere, ho inoltrato,
dall’apparecchio del mio datore di lavoro, 5 fax relativi alla mia attività di
consigliere comunale (l’avviso di costituzione del gruppo consigliare, tre
interrogazioni e la richiesta di copia del bilancio consuntivo), nei modi
indicatimi dall’ufficio di segreteria. Al mi datore di lavoro pervenuta richiesta dal comune, firmata dal
sindaco, nella quale si chiedeva se ero autorizzato ad inviare i fax e, in caso
affermativo, si chiedeva una copia conforme all’originale; si chiedeva inoltre
se i fax erano stai inviati durante l’orario lavorativo o se godevo di un
apposito permesso di servizio; se ero autorizzato a svolgere altre attività
lavorative all’impiego presso l’ufficio di cui ero alle dipendenze. In mancanza
di risposta, il sindaco faceva sapere che si sarebbe rivolto alle sedi
deputate. Il tutto in riferimento all’articolo 79 del Tuel. E’ lecito quanto
posto in essere dal sindaco?
G. L. – BERGAMO
R I S P O S T A
La norma invocata dal sindaco è posta a
tutela dell’eletto, in attuazione del principio costituzionale in base al quale
chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo
necessario al loro adempimento e di conservare il posto di lavoro.
Nulla che
autorizzi ad interrogare il datore di lavoro circa le modalità con cui l’eletto
concilia il proprio lavoro con l’esercizio del mandato e si rapporta al
riguardo con il proprio datore di lavoro in piena libertà ed autonomia.
Si potrebbe
anche configurare in capo al sindaco
“troppo curioso” l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, valutando peraltro
attentamente le specifiche circostanze e modalità che sono state utilizzate nel
formulare l’insolita richiesta.
DAL”IL SOLE 24 ORE” DEL 12 GENNAIO
2015
