Un amministratore di una Srl decide di chiudere l’attività (perché in perdita) e, nello stesso tempo, decide, senza provvedere alla messa in liquidazione della stessa, di non adempiere più agli obblighi di contabilità e agli adempimenti connessi.
La società ha contratto debiti nei confronti di terzi (riferiti ai periodi di svolgimento dell’attività). Nonostante i creditori abbiano attivato le procedure previste (decreti ingiuntivi non opposti e con successive sentenze passate in giudicato), la Srl non ha onorato tali impegni perché non è in grado di soddisfarli.
La società non può essere sottoposta a procedure concorsuali. A questo punto non è possibile ravvisare e invocare una responsabilità individuale da parte dell’amministratore, per negligenza, ed escludere, eventualmente, il suo patrimonio personale, al fine di soddisfare i creditori terzi?
- G. – CAMPOBASSO
R I S P O S T A
L’articolo 2476 del Codice civile determina la responsabilità degli amministratori per i danni derivanti dall’inosservanza dei doveri a essi imposti dalla legge e dall’atto costitutivo per l’amministrazione della società, tra i quali il dissesto patrimoniale e la tutela dei diritti dei terzi creditori sociali, i quali potranno agire, al pari dei singoli soci non amministratori, per il risarcimento dei danni derivanti da atti dolori o colposi degli amministratori.
Al fine di ottenere adeguata tutela giudiziaria, sarà necessario, pertanto, dimostrare la condotta non conforme alla legge dell’amministratore e il nesso di causalità con il danno cagionato.
DAL “IL SOLE 24 ORE” DEL 14 AGOSTO 2017
