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Antiriciclaggio: False fatturazioni e accorgimenti operativi!

Antiriciclaggio: False fatturazioni e accorgimenti operativi!

Le 66 misure cautelari emesse dalla Procura della Repubblica di Napoli per una mega frode carosello nel quadro della lotta alla camorra, dimostrano ancora una volta l’incidenza di rischio delle “fatturazioni per operazioni inesistenti”.

Apparire senza essere. La vera minaccia per le casse dell’erario e per l’economia sana sono proprio le false fatturazioni, in grado di provocare un grave danno fiscale e tributario e una concorrenza sleale verso gli imprenditori che agiscono correttamente in una sana dinamica imprenditoriale.

Ne abbiamo parlato spesso per suggerire qualche utile espediente per scoprire in tempo utile le “cartiere”, cioè quelle aziende nate solo sulla carta al solo fine di costruire una contabilità che non esiste nella realtà, nate al solo fine di emettere delle fatture a beneficio di terzi che le utilizzano per abbattere gli imponibili, prorio attraverso l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti, fittizie per l’appunto. Si tratta di annotare costi mai sostegnuti, al solo fine di ridurre l’imponibile e quindi il risultato di quanto pagare allo Stato in termini di tassazione.

Abbiamo anche detto che questo modus operandi, oltre che consentire un notevole risparmio d’imposta ed un danno erariale senza pari, serve anche a creare fondi neri (portafoglio contanti a diversi zeri), per fare quello che non si dice, cioè corrompere la pubblica amministrazione per ottenere appalti facili, per entrare nel capitale delle aziende, per finamnziare il malaffare di ogni genere e natura.

Se scoprire le “cartiere” rappresenta un percorso relativamente facile quando, da una “verifica di cantiere”, non si trovano mezzi, attrezzature o personale, diventa più complicato se le fatture false sono emesse da aziende regolari, che sviluppano un fatturato, che hanno attrezzature, personale e che, per così dire, “arrotondano”, attraverso la emissione di “false fatture”.

Antiriciclaggio – False fatturazioni

Scoprire questa seconda casistica è decisamente più difficile e per il soggetto obbligato agli adempimenti antiriciclaggio, diventa un percorso accidentato.

Cosa fare per ridurre i rischi?

Tuttavia, anche in questi casi, esiste qualche margine di operatività che ci consente di individuare qualche rischio a cominciare dal livello di collaborazione offerto dallo stesso cliente, per rsipondere ai nostri dubbi e perplessità.

In questi, casi, suggerisco:

  • acquisire a scandaglio qualche fattura, magari di importo più significativo;
  • intercettare quegli alert che evidenziano ingenti prelievi di denaro contante di importo quasi corrispondente a quello della fattura emessa;
  • valutare con maggiore attenzione quelle fatture che non descrivono esattamente l’oggetto del servizio o bene fornito, utilizzando una formula “vaga e fumosa”. Le stesse possono sottendere una “consulenza fittizia”, finalizzate a giustificare una forma di corruzione, soprattutto quando trattasi di azienda in stretti rapporti con la pubblica amministrazione (settore edile, gestione rifiuti, settore sanitario etc.).

Quello che è importante in ogni caso, a prescindere dall’efficacia delle nostre analisi, è conservare traccia a futura memoria dell’attività svolta.

Insomma, dobbiamo fornire all’organo di vigilanza una testimonianza concreta in grado di dimostrare la nostra sensibilità al problema della “collaborazione attiva”, ovvero la organizzazione interna per intercettare situazioni di rischio.

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