lunedì, Aprile 29, 2024
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Bancarotta per distrazione: Compensi lunari al commercialista per arrivare al fallimento!

Bancarotta per distrazione: Compensi lunari al commercialista per arrivare al fallimento!

 

Quando una società fallisce, le ragioni possono essere diverse e tutte connesse alla gestione dell’impresa.

Il più delle volte, può dipendere da una concorrenza spietata, fatta di vendite sotto costo, grazie alle frodi carosello sull’Iva comunitaria.

A volte si fallisce sulla base di un disegno pianificato a monte, finalizzato ad arrecare gravi danni ai fornitori – banche, imprese fornitrici, fisco etc. – attraverso distrazioni del capitale per finalità estranee all’attività d’impresa.

Di solito, l’Autorità giudiziaria, attivata dai soci o dai dipendenti dell’impresa, svolge delle indagini per meglio comprendere eventuali condotte irregolari o responsabilità penali degli amministratori.

Nel caso di oggi, mi trovo a commentare una sentenza della Cassazione che ha valutato la condanna di un commercialista per “bancarotta per distrazione”.

Pronuncia della Cassazione

Mi capita spesso di leggere pronunce di legittimità del massimo organo giurisdizionale di assoluta ovvietà. Quella di oggi, emessa con la sentenza 538/2022 riguarda l’esame di un ricorso presentato da un commercialista condannato per “bancarotta per distrazione” in quanto, dall’esame ex post fatto su una società fallita, era risultato pagato troppo bene.

In pratica, per come si legge in alcuni passaggi della sentenza, parliamo di ventimila euro al mese per un ammontare complessivo di poco inferiore al milione di euro.

In pratica, la suprema Corte ha ritenuto che i compensi erano sproporzionati alla prestazione resa dal professionista, procedendo alla bocciatura del ricorso presentato.

Considerazioni finali

Di fronte a questa pronuncia, credo che analoga valutazione dovrebbe essere fatta anche in altri contesti dove si assiste a compensi lunari, stratosferici ad amministratori di aziende che, ahimè, solo dopo qualche anno, falliscono miseramente.

In questi casi, a tali compensi esagerati, si affiancano anche dividendi gonfiati ai soci nella quasi totale assenza di controlli – sia interni che istituzionali. Mi riferisco ai recenti scandali bancari dove, con il fallimento delle banche, tanti risparmiatori hanno sofferto per la gestione allegra da parte degli amministratori.

I compensi erogati agli stessi banchieri, negli anni precedenti la catastrofe quando, attraverso le scritture contabili (bilanci), si comunicavano i tanti crediti portati nelle poste attive, quando nella realtà trattavasi di “sofferenze” insorte per crediti concessi senza adeguata garanzie.

Qualcuno, ha messo in discussione tali compensi?

Insomma, ben vengano questo tipo di valutazioni quando la barca affonda posto che, se anche mancano responsabilità penali, certamente emergeranno gestioni lacunose o irragionevoli.

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