venerdì, Maggio 3, 2024
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INPS: Contenzioso ad oltranza…a prescindere!!!

L\’ntervento del primo magistrato d\’Italia in occasione dell\’inaugurazione dell\’anno giudiziario, ha ricordato, fra l\’altro, il disastro nel quale versa l\’Istituto previdenziale che ancora di più, ove ce ne fosse bisogno, allontana le esigenze della collettività e un Paese civile.

In ordine allo sforzo del Presidente dell\’Istituto, volto alla riduzione del contenzioso, cui pure ha fatto cenno l\’alto magistrato, per esperienza direttamente vissuta, dico che si tratta di “aria fritta” e di cui, ovviamente, a titolo personale, me ne assumo l\’intera responsabilità.

Questa che segue, è la sintesi dell\’intervento del Dr.Lupo, ripresa da Cassazione.net:——————-

«È necessario proseguire nella «politica di depenalizzazione, che non ha più visto interventi organici dal 1999». Lo chiede il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, nella sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziario 2011 in Cassazione. «Non esiste sistema processuale che possa far fronte in tempi ragionevoli all’abnorme numero di fatti che sono considerati reati nel nostro ordinamento», sottolinea Lupo. E le intercettazioni telefoniche e ambientali sono uno strumento di indagine fondamentale «senza le quali le armi da opporre alla criminalità organizzata sarebbero non soltanto spuntate ma prive di qualsiasi efficacia». Lupo riprende le indicazioni provenienti dalle procure distrettuali impegnate nella lotta ai clan. La sollecitazione a considerare centrale questo strumento investigativo è «condivisibile, ferma restando ovviamente l’esigenza di evitare ogni e qualsiasi abuso». Il numero uno dei magistrati italiani mette in fila i problemi che affliggono Tribunali e Procure: «Il crescente aumento della domanda di giustizia penale, non bilanciato da qualche segnale di rallentamento della domanda di giustizia civile; l’anacronistica distribuzione geografica degli uffici giudiziari; la carenza di strutture e risorse; le difficoltà e la lentezza che patisce il processo di informatizzazione; la scopertura di organici». Uno scenario nel quale – conclude Lupo – è necessario fortificare il senso della dimensione comune e della coesione collettiva come presupposto per uscire dalle difficoltà. Il Paese, infatti, versa in una situazione «delicata e critica in cui sembrano prevalere contrapposizioni, frammentazioni e interessi settoriali». Nonostante la situazione sia difficile, «è necessario – avverte l’alto magistrato – fortificare il senso della dimensione comune e della coesione collettiva come presupposto per uscire dalle difficoltà che l’Italia vive». E nel dibattito pubblico istituzionale c’è più che mai bisogno di un «contributo di razionalità che nasce dall’esperienza di un lungo esercizio di funzioni giurisdizionali, esperienza che identifica nell’effettività del principio di legalità, inteso in tutta la sua ricchezza costituzionale, la precondizione della libertà e del rilancio economico, sociale e morale del paese». Ed ecco lo scontro fra politica e toghe. A nome di tutti i magistrati Lupo assicura che giudici e pm «continueranno ad adempiere alle loro funzioni con serenità e con impegno fedeli al modello di giudice che efficacemente un nostro filosofo del diritto ha delineato come proprio dello Stato democratico e costituzionale: un giudice capace, per la sua indipendenza, di assolvere un cittadino in mancanza di prove della sua colpevolezza, anche quando il sovrano o la pubblica opinione ne chiedono la condanna, e di condannarlo in presenza di prove anche quando i medesimi poteri ne vorrebbero l’assoluzione». Il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, respinge le critiche di giustizialismo avanzate nei confronti della magistratura e denuncia che il vero problema del sistema giustizia è «l’abnorme durata dei processi». «Se miglioramenti sotto il profilo delle garanzie sono sempre possibili ed auspicabili – rileva – ci pare di poter affermare che risultano eccessivi e ingiustificati ricorrenti e severi accenti critici di scarso garantismo del sistema giudiziario italiano, che finiscono con il far perdere di vista il nostro problema centrale e prioritario, l’abnorme durata dei processi». «Pensare ad altri obiettivi di riforma e impegno prima di aver risolto questo problema – osserva – è un non senso».Il successore di Vincenzo Carbone al vertice del Palazzaccio fa un passaggio anche su ipotesi di riforme istituzionali: «Come ha reiteratamente affermato la Corte costituzionale – ricorda – il principio di legalità in un sistema fondato sul principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, non può essere salvaguardato se non attraverso l’obbligatorietà dell’azione penale». Lupo sottolinea che «l’indipendenza garantita dal modello ordinamentale ai magistrati ha permesso al sistema di giustizia di affermare il primato della legalità nell’esercizio del potere politico, amministrativo ed economico, a prescindere dalle variabili e contingenti maggioranze politiche».Intanto, per fortuna, in Italia si registra una «generale tendenza alla diminuzione dei dati di criminalità per molti gravi delitti» (ad esempio, calano gli omicidi in Campania) consolidando nel Paese «indici di criminalità al di sotto degli standard europei». Tuttavia in «contrasto con i dati reali, si segnala una crescente percezione di insicurezza tra i cittadini, determinata soprattutto dai delitti cosiddetti di strada e da furti nelle case di abitazione».Lupo non dimentica la criminalità organizzata. L’espansione della ‘ndrangheta è una «emergenza nazionale» e per affrontarla serve un «potenziamento straordinario del settore investigativo e giudiziario, ai quali non possono essere lesinate le necessarie risorse economiche». Il primo presidente della Corte di cassazione segnala la «pressione estorsiva» esercitata a danno delle imprese «impegnate nella costruzione di tratti autostradali calabresi e aggiunge che la penetrazione della ‘ndrangheta ha assunto ormai dimensioni interregionali e internazionali, acquisendo le peggiori connotazioni delle altre più antiche organizzazioni criminali, anche con tendenza al superamento della dimensione di microcosmi a struttura familiare e localistiche verso la caratterizzazione di cellule interdipendenti e collegate al vertice da strutture sovraordinate».Ancora: la situazione del sovraffollamento nelle carceri italiane è una «tragica emergenza» per la quale deve suonare il «campanello d’allarme» alla pari delle condanne per la lunghezza dei processi. Il primo presidente della Suprema corte ricorda che l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti.Passiamo al civile. L’Inps detiene «il primato del contenzioso nazionale» in materia con un milione di cause pendenti, pari al 20 per cento del totale. Secondo Lupo, si tratta di una «domanda drogata» di giustizia che potrebbe essere ridotta con procedure di conciliazione e scoraggiando la strumentale reiterazione di inutile domande previdenziali. Il successore di Carbone ricorda l’impegno del direttore dell’Inps Antonio Mastropasqua a ridurre il contenzioso.In ogni caso la macchina organizzativa resta nell’occhio del ciclone. Il pianeta giustizia versa in una situazione di criticità ma è più che mai necessaria «una volontà di non indugiare in ripetitive lamentazioni o sterili denunce e un intento di superare l’esasperazione polemica delle tensioni o la radicalizzazione di unilaterali concezioni». Per Lupo è necessario «un impegno di responsabilità verso la ricerca di soluzioni possibili e condivise». Lo stato dell’amministrazione della giustizia, annota ancora il primo presidente, non è molto diverso da quello dell’anno precedente ma va rilevata soprattutto «la preoccupante situazione di scopertura dell’organico della magistratura, frutto in primo luogo dei ritardi con cui a partire dall’anno 2002 sono stati banditi i concorsi per l’ingresso di nuovi magistrati». Effetti di ritardi che, come denuncia Lupo, «non sono stati ancora superati dall’impegno dell’attual

e ministro Angelino Alfano che ha messo a concorso 713 posti che si aggiungono ai 253 magistrati assunti nel 2010». Non meno preoccupante poi è «il decennale blocco di assunzioni del personale amministrativo e tecnico: l’organico del personale – dice l’alto magistrato dati alla mano – nell’arco di dieci anni è passato da oltre 46 mila unità a poco più di 39 mila presenze». Al ministro Renato Brunetta, che vorrebbe una maggior presenza dei magistrati in Cassazione, il primo presidente Ernesto Lupo replica che per fare quello che lui chiede bisognerebbe almeno «assegnare una stanza ad ogni consigliere, mentre oggi non siamo nelle condizioni di assegnare neppure una scrivania a cui lavorare e siamo costretti a fare sostare gli avvocati nei corridoi anche durante le più fredde mattine invernali».

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