domenica, Aprile 28, 2024
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Individualismo & populismo: I pericoli del III millennio!

Individualismo & populismo: I pericoli del III millennio! 

 

A circa quarant’anni di distanza possiamo tutti ricordare la guerra fredda combattuta fra gli USA e l’URSS[1], quando il mondo era diviso in due blocchi: il liberalismo americano ad occidente e il comunismo sovietico ad oriente.

Da una parte c’era la libertà, la democrazia, la speranza di riuscire a cambiare la propria posizione economica, il sogno. Dall’altra c’era il Muro di Berlino, la cortina di ferro senza alcuna libertà individuale, con una iniziativa economica assente, una dittatura oppressiva, dove era proibito finanche sognare.

In quell’epoca era facile o comunque più semplice distinguere il bene o il male, la libertà e la dittatura, il bianco e il nero.

Correva l’anno 1987 quando l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America, l’ex attore Ronald Reagan, esortava il suo omologo del Cremlino Mikhail Gorbaciov, ad adoperarsi in ogni modo per la “caduta del muro di Berlino” che, a forza d’insistere, non potendo più negare l’evidenza di una economia al collasso, il Muro di venne abbattuto solo qualche anno dopo.

Nel prosieguo, venendo a mancare l’avversario, tutto divenne più difficile, complicato e l’egoismo di pochi ha finito per avere avere il sopravvento.

1989 – Crollo del Muro di Berlino

Con la caduta del Muro, atteso da mezzo secolo,  bisognava regolamentare gli Stati, la società tutta in modo nuovo, dandosi obiettivi più ambiziosi ed allargando l’orizzonte della democrazia, aumentando le opportunità per gli ultimi, i più emarginati.

Ogni Stato avrebbe dovuto meglio definire i confini delle libertà individuali per non sfociare in episodi di libertinaggio a danno dei più deboli come ahimè, troppo spesso è accaduto. Regolamentare gli spazi del conflitto di interessi, proteggere i settori più deboli o più a rischio in economia e qui ci torna in mente quello che è accaduto con i tanti fallimenti bancari, dove a pagare sono stati le migliaia di risparmiatori senza che le autorità istituzionali abbiano fatto nulla o comunque abbastanza per evitarlo.

Ancora si sarebbe dovuto pensare al recupero delle periferie delle grandi metropoli per contrastare efficacemente il degrado crescente, la salvaguardia dei territori per proteggerli da calamità naturali – alluvioni, terremoti etc.

Allo stesso tempo, si sarebbe dovuto scongiurare la concorrenza sleale fra gli Stati della stessa Unione Europea per evitare il perdurare della delocalizzazione in atto delle imprese, a tutto danno dei territori più fragili. Per fare questo, serve un’armonizzazione fiscale cercando di creare condizioni di mercato uniformi, combattendo i paradisi fiscali in house che pure ci sono (Olanda, Polonia, Portogallo, Paesi dell’Est etc.).

Purtroppo, nulla o poco è stato fatto al riguardo , allontanando sempre più la gente dalla politica, il sogno dalla realtà, i problemi dalle soluzioni.

Questo è stato il fallimento della politica ed i tempi che stiamo vivendo ne sono una testimonianza drammatica, irreversibile.

Oggi, grazie ad un populismo crescente, non solo in Italia, si pensa di risolvere problemi complessi con soluzioni semplici. Si pensa che lo studio, l’esperienza, il merito e la competenza non serve e che uno vale uno, senza alcuna distinzione.

Conclusioni

Su queste premesse siamo arrivati ai giorni nostri, dove, più che in  passato, si fa fatica a formare un Governo, costringendo le forze politiche ad alleanze innaturali con l’unico obiettivo di sopravvivere, tirare a campare. Con questi Governi,  la soluzione dei problemi viene rinviata e le riforme che servono al Paese, in assenza di accordi, languono.

Serve un urgente scatto di orgoglio della politica, cercando di elaborare progetti, proporre idee che vadano nell’interesse di una comunità e non a beneficio del singolo.

La politica è mediazione, discussione e, se serve,  finanche compromesso.

Nel nostro caso, le idee ci sono, il progetto è pronto: parliamone!

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[1] Stati Unito d’America e Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

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