spot_img

Monte Paschi di Siena: Stato dell’arte!

Monte Paschi di Siena: Stato dell’arte!

 

Il segretario della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), Lando Maria Sileoni,  è intervenuto sul futuro del Monte Paschi di Siena.

È opportuno e auspicabile che il governo italiano chieda alle autorità europee, sia all’Unione europea sia al Consiglio di vigilanza della Bce, la proroga di un anno del termine per l’uscita dello Stato dall’azionariato del Monte dei Paschi di Siena, dal 2021 al 2022, affinché si possano valutare o costruire soluzioni non penalizzanti per il territorio, per i lavoratori e per la banca.

Il nostro sindacato, ha sempre inteso lo Stato come un carrozzone, adatto per salvare le aziende, tutte le aziende, a prescindere dallo stato di salute.

Nel nostro caso, il salvataggio pubblico si rese necessario, in conseguenza dell’esito negativo ottenuto con lo stress test disposto dalla Bce nella primavera del 2016 che peraltro, subì un ulteriore peggioramento dello stato patrimoniale.

In assenza di una ricapitalizzazione  adeguata sollecitato dalla stessa Bce insieme ad un  miglioramento della qualità del credito, il Monte Paschi di Siena, richiese una forma straordinaria di supporto alla liquidità ex art. 1 del decreto legge 237/2016, arrivando a chiedere allo Stato una garanzia pubblica su nuove emissioni di passività, utilizzando la formula della “ricapitalizzazione precauzionale”.

Insomma, con questa operazione, il Mef e quindi lo Stato, è entrato a pieno titolo nel capitale di Banca MPS ed è diventato il maggiore azionista.

Conclusioni

Una corretta dinamica imprenditoriale vorrebbe lo Stato fuori dalla compagine societaria o comunque limitarne al massimo la sua presenza.

Lo Stato, in una moderna economia deve fare l’arbitro, scrivendo le regole e, al contrario di quanto è successo fino ad oggi, attraverso i propri organi istituzionali (Banca d’Italia, Consob), deve fare in modo che tali regole vengano rispettate.

In questo senso il Sindacato invece di chiedere la conservazione dello status quo, conservando l’esistente in una condizione parassitaria, dovrebbe adoperarsi per verificare il corretto adempimento del nuovo piano industriale conseguente all’intervento pubblico.

In tal senso verificare l’attuazione del piano di ristrutturazione secondo gli impegni a suo tempo assunti, per accelerare il ritorno in bonis dell’istituto attraverso il miglioramento del profilo di rischio (ripulendo i bilanci delle sofferenze e crediti deteriorati di dubbia solvibilità), la riduzione dei costi  operativi (numero di filiali e dipendenti), cessione di asset non strategici ai nuovi obiettivi e soprattutto una rivisitazione al ribasso dei compensi agli amministratori.

Se non si fa questo, anche con MPS faremo la fine dell’Alitalia di un morto che cammina, anzi no, ogni tanto vola!

 

 

 

 

 

 

CATEGORIE

ULTIMI ARTICOLI

Ti potrebbero interessare anche: