sabato, Maggio 4, 2024
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Crediti a rischio: Allarme Bce!

Crediti a rischio: Allarme Bce!

 

La Banca Centrale Europea invita le banche tutte ad aumentare gli accantonamenti in vista del probabile cattivo tempo che si andrà a determinare per effetto di crediti a rischio, in vista della scadenza della moratoria al prossimo 31 gennaio.

Parlare di accantonamenti ai banchieri, significa un cambio di strategia del fare banca, significa aumentare la prudenza per assicurare la necessaria solidità patrimoniale, ma soprattutto significa stringere la cinghia anche in ordine ai propri compensi – generalmente sempre molto generosi – e gli stessi dividendi ai soci che, al termine di ogni anno vogliono vedere crescere il capitale investito, tiuscendo a vedere il sole anche quando nevica.

Apparentemente hanno tutti ragione, ma più degli altri, anche sulla base delle esperienze nefaste più recenti di tante aziende bancarie andata a gambe all’aria e salvate dall’intervento pubblico, più degli altri hanno ragione i risparmiatori che, investono sulla fiducia di persone e  di professionalità che quella banca rappresenta sul territorio.

Il lockdown prima e l’impennata pandemica di oggi fanno ragionevolmente prevedere che i cosiddetti Npl – Non performing loans – quelli che chiamiamo “crediti deteriorati” o di dubbia solvibilità che molto probabilmente, potranno essere in parte recuperati facendo ricorso alle garanzie a suo tempo prestate – fideiussioni, ipoteche etc.

Prospettive a breve

Una ventata di aria fresca, di ossigeno allo stato puro, potrà arrivare se si riesce ad utilizzare il Recovery fund  in tempi ragionevoli.

E’ urgente far ripartire gli investimenti pubblici che potrebbero creare un indotto fondamentale per l’intera economia, consentendo a tante Pmi oggi in gravi difficoltà di potersi riprendere, per scongiurare definitivamente il rischio di provocare “sofferenze” al sistema bancario.

Nel contempo, bisogna fare arrivare la necessaria liquidità alle famiglie e imprese, cercando di arrivare prima, per quanto ancora possibile, della criminalità organizzata che sta cambiando la geografia delle compagni sociali.

Per fare questo bisogna superare lo stallo esistente per far decollare il DL 23/2020 – meglio conosciuto come il decreto liquidità dell’aprile scorso e che il nostro Premier, in apposita conferenza stampa, con una qualche esagerazione o per eccesso di ottimismo ebbe a definire il bazooka dell’economia.

In pratica, con quel decreto, il Governo mise 400 miliardi di euro a garanzia di finanziamenti che sarebbero dovuti uscire dalle banche. Di tale montagna di risorse, i finanziamenti a garanzia pubblica erogati ad oggi alle famiglie ed imprese è stata di solo il 25%.

Il caso del professionista, cliente della Banca Popolare di Milano da 40 anni che, a 5 mesi dalla richiesta, sta ancora aspettando un finanziamento a garanzia pubblica di 25mila euro rappresenta la punta di un iceberg – https://www.giovannifalcone.it/bpm-quando-le-parole-non-servono/

Causa dello stallo

Il blocco di fatto si è determinato dalla paura che hanno le banche di ritrovarsi coinvolte, in termini di responsabilità penale in episodi di malaffare a cominciare dalla bancarotta fraudolenta di cui alla legge fallimentare.

Per tale ragione, a più riprese, il Direttore generale dell’Abi – Giovanni Sabatini – ha richiesto una “manleva sul merito creditizio”, onde sollevare le banche per un eventuale difforme utilizzo del finanziamento da parte dell’imprenditore beneficiario del finanziamento a garanzia pubblica.

Il Governo o l’uomo del Monte ha detto NO!

 

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