Risparmio tradito: Tra compensi agli amministratori & dividendo ai soci!
Se c’è una cosa che i recenti scandali finanziari hanno insegnato ai tanti risparmiatori – soprattutto retail – è che non bisogna fidarsi di nessuno e meno che mai della categoria dei banchieri.
Nel mentre la Banca d’Italia ha avviato una formazione massiva per divulgare al meglio il verbo degli investimenti finanziari, cercando di trasmettere quelle conoscenze di base, necessarie per comprendere meglio la qualità delle offerte esistenti sul mercato.
Prenditi cura del tuo futuro!
Questo è stato il titolo attribuito al percorso formativo che si spera possa servire a qualcosa non dico per scongiurare, ma almeno contenere i numerosi scempi perpetrati negli ultimi decenni – Educazione finanziaria: Prenditi cura del tuo futuro! – Formazione & consulenza antiriciclaggio (giovannifalcone.it)
Compensi & dividendi
Fatta questa debita premessa, dobbiamo fare tesoro della esperienza più recente quando grandi aziende del panorama produttivo ed industriale nazionale, quotate in borsa, sono risultate insolventi all’appuntamento con i risparmiatori.
Anche in tali situazioni di crisi, per restare al titolo del presente articolo, i compensi riservati agli amministratori sono sempre stati stellari, in vista di un dividendo generalmente gonfiato ai soci, avvicinandosi sempre più al disastro che i tanti scandali finanziari ci hanno dimostrato.
Queste aziende, risultate insolventi verso gli sventurati risparmiatori, non hanno mai pensato al mantenimento di quella solidità patrimoniale necessaria per rimanere sul mercato, pensando invece a dilapidare in spregio all’operare del buon padre di famiglia.
Controllo della Banca d’Italia
Per ricordare un esempio negativo di cattiva vigilanza e controllo, lo si rinviene nella recente risposta fornita dalla Banca d’Italia sulla storia dei diamanti, di cui ha parlato recentemente un servizio di una nota trasmissione televisiva “Report”.
La risposta della Banca d’Italia, rappresenta in modo egregio, l’assenza di credibilità di una grande istituzione che, secondo la Costituzione e nell’immaginario collettivo deve difendere gli interessi del risparmiatore attraverso una tutela in tutte le sue forme, secondo il dettato costituzionale – ex art.47.
Detto questo, al netto dell’attesa pronuncia giurisprudenziale del Tribunale di Milano, si fa onestamente fatica a comprendere come una banca – quale che sia – decida di cambiare il proprio core business e decida di diventare il braccio operativo di alcune aziende private, nella compravendita di diamanti, approfittando della fiducia dei propri clienti (risparmiatori retail), con il silenzio o la totale assenza degli organi di controllo.
Se questo è il teatro o il campo di gioco, dove troviamo l’arbitro?
Ce lo diranno i giudici! —–https://www.giovannifalcone.it/banca-ditalia-difesa-dufficio/