venerdì, Maggio 3, 2024
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La Commissione sullo Scandalo “diamanti”: La Banca d’Italia si auto assolve!

La Commissione sullo Scandalo “diamanti”: La Banca d’Italia si auto assolve!

 

In data 8 febbraio u.s., la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle banche ha audito i vertici della Banca d’Italia in merito allo scandalo dei “diamanti” scoppiato qualche anno addietro e rilanciato, recentemente, nella nota trasmissione televisiva “Report”, anche grazie a specifiche accuse formulate da un dirigente della stessa Banca d’Italia, Carlo Bertini, oggi sospeso e senza stipendio.

Qualche settimana fa, lo stesso funzionario della Banca d’Italia, è stato licenziato.

Stiamo parlando di uno scandalo che ha visto il coinvolgimento dei più importanti Istituti di credito del panorama nazionale – Banca Intesa San Paolo, UniCredit, Banca Popolare di Milano e Monte Paschi di Siena, tutte già condannate dall’Autorità Garante del Commercio e della Concorrenza (Agcom) a pesantissime sanzioni amministrative.

In proposito, volendo cronometrare i fatti più recenti e nella immediatezza del servizio televisivo, lo stesso organo di vigilanza centrale, era uscito con un comunicato precisando che la “compravendita di diamanti con società specializzate attraverso il canale bancario non è un’attività finanziaria” https://www.giovannifalcone.it/banca-ditalia-difesa-dufficio/

Seguendo ed ascoltando l’audio/video dei lavori della Commissione, ovvero le domande di alcuni parlamentari nella veste di Commissari, si ha la netta impressione che l’Italia è un Paese a metà, dove ci sono tanti controllori ma quando succede uno scandalo, soprattutto nel mondo bancario e finanziario, non c’è mai un responsabile.

Testimonianza Direttore Generale Banca d’Italia

L’audizione del dr. Luigi Federico Signorini, nella sua veste di Direttore Generale dell’Istituto di vigilanza di via Nazionale, ha detto che nel complesso il coordinamento fra le diverse autorità coinvolte nella vicenda di cui parliamo ha funzionato e che la Vigilanza della Banca d’Italia “ha sollecitato le banche a presidiare i rischi legali e reputazionali, contribuendo a determinare il rimborso della gran parte delle somme contestate o contestabili” aggiungendo altresì che, la Banca d’Italia “non ha dato alcuna autorizzazione implicita o esplicita” per la vendita di diamanti, non avendo titolo a farlo sulla base della legge vigente.

Infatti, ha chiarito il DG che, l’attività di vendita di diamanti sono attività connesse non regolate dal Testo Unico Bancario (Tub) o quello finanziario (Tuf).

I vari esposti sono stati utili ed hanno consentito il coordinamento con l’Antitrust e la restituzione delle somme a gran parte dei risparmiatori coinvolti.

Si attende ora l’esito della indagine penale della Procura della Repubblica di Milano, con il rinvio a giudizio di ben 105 imputati (per lo più dirigenti e funzionari di banca) e cinque società con l’accusa di truffa, autoriciclaggio, ostacolo alle funzioni di vigilanza e corruzione tra privati, la cui udienza è prevista fra qualche mese.

Dettato costituzionale

Abbiamo la Costituzione più bella del mondo, dove sono fissati principi che solo a leggerli ti fanno respirare, ti migliorano ed anzi ti illuminano la vita e la stessa nostra quotidianità.

Infatti, l’articolo 47 della Carta così recita: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme…;”

Nel nostro caso, la Banca d’Italia ci ricorda che la “compravendita di diamanti con società specializzate attraverso il canale bancario non è un’attività finanziaria” e come tale, essendo ritenuta un’attività “connessa”, è esclusa dal novero della loro funzione di controllo.

E’ da ritenere quindi che, il risparmiatore chiamato dalla propria banca ed invitato a comprare diamanti investendo i propri risparmi, stia facendo un qualcosa di estraneo ed esclusa dell’attività finanziaria e quindi, come tale, nessuno controlla o comunque non è l’organo centrale di vigilanza della Banca d’Italia deputato a farlo.

Allora, se così è, chiederei all’esimio Direttore Generale, per conto della Repubblica costituita, esiste qualcuno che abbia l’onere di tutelare i risparmiatori?

Investire 100mila euro per acquistare diamanti, per il tramite della mia banca di riferimento, per il tramite e dietro la pressione di quel direttore di quella determinata filiale, si può considerare un investimento visto che la “Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme?”

Conclusioni

Posto che qualunque attività svolta da un istituto di credito che vede il coinvolgimento o la presenza del risparmiatore dovrebbe rientrare a pieno titolo nelle funzioni di vigilanza di un Istituto centrale come la Banca d’Italia, penso che la compravendita di diamanti od anche quella di patate o di qualunque altro prodotto, in grado di modificare il core business dei soggetti coinvolti debba essere degno di attenzione e di “tutela” della parte debole e cioè del risparmiatore.

Cos’avrei fatto al posto dell’organo di vigilanza per tutelare i risparmiatori nell’ottica di rispettare il dettato della Costituzione più bella del mondo?

Al primo alert ricevuto, avrei immediatamente disposto un controllo di merito dell’affaire diamanti, nominando una Commissione d’inchiesta ad hoc che, anche attraverso controlli a scandaglio anche attraverso una semplice “perizia”, avrebbe verificato il costo sostenuto dai risparmiatori scoprendo immediatamente la truffa: troppo facile e quindi impossibile da realizzarsi!

Insomma, come sempre diciamo, fidarsi è bene non fidarsi è meglio!

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