Antiriciclaggio: Riflessione a voce alta!
Da circa un anno, seguendo il consiglio di un vecchio amico, ho iniziato a pubblicare i miei articoli su questo social, articoli che scrivo da almeno venti anni, trovando spesso interlocutori attenti e che ringrazio con i quali ho avuto interessanti confronti.
Credo, anzi sono convinto che sia stata una scelta positiva e da privilegiare.
Nel contempo, avverto la esigenza di segnalare talune incongruenze, difficoltà di comunicazione o comunque problematiche non chiarite sulle quali nessuno si è manifestato, in termini di riflessione o anche di mera discussione.
Mi riferisco a sentenze di condanna – di merito o di legittimità – elaborate dalla nostra giurisprudenza, dove ci sono grandi banche risultate soccombenti per vicende scaturite da presunte “omesse segnalazioni di operazioni sospette”, sulle quali, a mio avviso, avevano ragione da vendere.
Insomma abbiamo assistito a condanne al pagamento di pesanti sanzioni amministrative, anche per milioni di euro, senza che nessuno abbia eccepito od obiettato nulla, al netto delle strategie difensive seguite, decisamente fallimentari.
Ora, se è vero che le sentenze si scrivono nelle sedi opportune così come è regolarmente successo, mi sarei comunque aspettato qualche commento, anche di natura dottrinaria, sulla tematica de qua: invece nulla, tutti muti e soddisfatti!
Cassazione, Tribunale e pratica operativa
Per ovvie ragioni e per non tediare nessuno, non faccio un elenco delle pronunce giurisprudenziali intervenute negli anni sull’argomento di cui trattasi, limitandomi ad enunciare solo alcuni casi che più di altri, hanno colpito la mia curiosità:
Si tratta di un direttore di filiale condannato ad una pesante sanzione amministrativa – circa 500mila euro – per una presunta “omessa segnalazione di operazione sospetta” nei confronti di un proprio cliente, presidente ed amministratore di una Coooperativa ortofrutticola operante nella provincia di Palermo con un fatturato di circa 5 milioni di euro.
Agonia giudiziaria durata 17 anni – da aprile 2000 a ottobre 2017 – con quattro processi: Mef, Tribunale, Corte di Appello e Cassazione.
Una vicenda surreale, desunta dalla mera lettura delle 26 pagine della suprema corte di Cassazione.
In questo caso stiamo parlando di una sentenza di condanna di un Tribunale della Repubblica. In proposito, uno dei passaggi desumibili dalla lettura del provvedimento riguarda l’attività svolta dalla Guardia di finanza dove tra l’altro, si dice: “Infatti da tale documentazione bancaria era emerso che la Jonica Plastic di B. S., nell’arco di tempo tra il 25/2/2009 e il 26/10/2011, aveva eseguito una serie di operazioni bancarie ed in particolare versamenti di denaro contante, assegni circolari, disposizioni di bonifico sia in Italia che all’estero, ricezione di bonifici e prelevamenti di denaro in contanti, che apparivano “connotati da elementi di criticità riconducibili, a parere dei verbalizzanti, ad una scarsa valutazione degli elementi oggettivi delle operazioni bancarie in argomento nonché degli elementi soggettivi della persona che aveva posto in essere le stesse operazioni bancarie, nella fattispecie B. S.” (vedi processo verbale di contestazione della Guardia di Finanza in atti)”.
Con molta fatica, ancora adesso non riesco a comprendere con sufficiente chiarezza la natura della contestazione ovvero, quali elementi ulteriori avrebbe dovuto valutare il Direttore di filiale per addivenire ad una Segnalazione di operazione sospetta.
Insomma, prima di andare avanti, anche processo durante e per meglio argomentare la mia difesa, avrei sicuramente chiesto: “Quali sono state o sarebbero state le criticità trascurate?”
Tutte le contraddizioni ovvero gli aspetti non chiariti, men che mai dalla difesa, potrò esporli per chi, in un modo o nell’altro, ne fosse interessato.
3. https://www.giovannifalcone.it/sos-juventus-ronaldo-riciclaggio/
In questo caso non parliamo di sentenza, ma solo di modus operandi infelice ed inopportuno di una grande banca che ha inteso segnalare uno dei più grandi giocatori di calcio a livello planetario che, pur viaggiando con contratti plurimilionari, ha avuto l’ardire di prelevare circa 200mila euro in occasione delle festività natalizie.
Infatti, la causale della Sos, inopinatamente pubblicata sulla stampa in aperto contrasto ai dettami di riservatezza di cui al vigente art.38 del D.lgs 231/07, recita: “Pur considerando l’origine certa del prelievo e dell’elevato profilo economico del cliente, non potendo avere a disposizione la reale destinazione dei fondi prelevati in contante, si fa inoltro della presente segnalazione di operazione sospetta. Il cliente, in sede di adeguata verifica, ha dichiarato di trattarsi di provvista necessaria al pagamento di spese correnti quotidiane”.
A questo solone, autore della Sos, è sfuggita la circostanza che il riciclaggio di denaro sporco e per esso l’eventuale sospetto cui far scaturire l’obbligo della “collaborazione attiva”, sussiste quando arriva la provvista e non certo quando esce: dettagli!
Mi fermo qua, per carità di patria!
